venerdì 31 maggio 2013

Una realtà non ci fu data e non c'è, ma dobbiamo farcela noi, se vogliamo essere: e non sarà mai una per tutti, una per sempre, ma di continuo e infinitamente mutabile.

 

Luigi Pirandello,

Uno, nessuno e centomila, 1925

 

Un racconto

 

“Ci sarà una realtà parallela dove noi stiamo insieme, dove andiamo avanti per la nostra vita, alla luce del sole e dove la gente ci invidia e non ci piange” “no amore mio, non ci sono altre realtà e non mi accontento di quello che la gente vede, io voglio da te quello che la gente non vede, voglio che sia quello che non è.”

“Ho una gran voglia di vivere con te, di stare con te, di cucinare per te. e punto.”

Una giornata

 

Ogni giorno sembra che la storia muti, il suo bipolarismo sta raggiungendo i massimi storici, mi rendo conto di essere sempre più un appiglio e contemporaneamente sempre più una difficoltà. E in questi momenti capisco che non posso essere tutti e due, posso solo essere visto, a seconda della situazione, in un modo o nell’altro. Ma in tutti e due i casi faccio parte di lei. Solo che cambia la prospettiva, ogni volta. Ieri sono riuscito a darle una delle poche buonanotte a voce, non ho mai dormito così serenamente. Perché è stata l’ultima voce che ho sentito.

 

La Storia

 

Quale elemento di “prospettiva” più efficace di quello percepito a Via Piccolomini? Questa via, immersa nel Gianicolo, grazie alla sua larghezza, alla disposizione dei palazzi, ci da una sensazione della cupola di San Pietro che non ha eguali. Se ci troviamo all’inizio della via, possiamo notare come il nostro cervello, grazie alla luce offerta dai palazzi, riempia lo spazio vuoto completamente con la cupola, ovviamente, avvicinandoci i palazzi perdono la luce e la cupola prende la sua posizione originaria, cioè spostata a sinistra e le sue dimensioni reali, cioè molto piccola. Posto un video per rendere più facile la comprensione. (Ieri purtroppo il meteo mi ha negato la possibilità di testare Rossana, la mia macchinetta, quindi appena possibile inserirò 2 scatti fatti da me, malamente e goffamente realizzati, nella ricerca di imparare a fare delle foto.)

 

Non è male e abbastanza comprensibile. Cercherò di metterne una migliore.

 

Le note

 

Immagino che sia io che lei abbiamo visto queste cose, più e più volte, e sicuramente anche lei conoscerà perfettamente la spiegazione, ma ciò che la renderebbe diversa. sarebbe l’epica discussione sul motivo. Ad ambedue piace sentir parlare l’altro, mentre passo nella sua stanza e parlo di lavoro, vedo lei che mi fissa e mi distrae, maledetta bastarda, e mi viene da fissarla a mia volta. Lo fa apposta. Quando invece parla lei io sto in silenzio tanto che mi chiede se mi annoia, ma non è così mi piace sentirla parlare. Quello che prima non era, ore è. Quello che prima mi annoiava, ora lo adoro.  Mi sono solo avvicinato di più alla Cupola e la vedo realmente per quella che è.

 

E’ non è – Niccolò Fabi

 

E' una passione giocosa
un buon sentimento
uno sguardo e un pensiero
che non si riposa
E' la vita che accade
E' la cura del tempo
E' una grande possibilità
Non è una sfida
Non è una rivalsa
Non è la finzione di essere meglio
Non è la vittoria l'applauso del mondo
di ciò che succede il senso profondo
E' il filo di un aquilone
un equilibrio sottile
non è cosa ma è come
E' una questione di stile
non è di molti ne' pochi
ma solo di alcuni
E' una conquista una necessità
Non è per missione
ma nemmeno per gioco
Non è "che t'importa"
Non è "tanto è uguale"
Non è invecchiare cambiando canale
Non è un dovere dovere invecchiare
Sentire e fare attenzione
ubriacarsi d'amore
è una fissazione
è il mestiere che vivo
e l'inchiostro aggrappato
a questo foglio di carta
di esserne degno
è il mio tentativo

giovedì 30 maggio 2013

Posted by Adespoto Posted on 17:04 | 4 comments

Lei–Roma di Note #1–Che bello sta’ co’ te

Un racconto:

 

Sai amore mio, mi piacerebbe portarti per le strade di Roma, a vivere un po’ di fantastoria, cioè quella parte della storia fatta di racconti popolari, leggende. Ci sono quei giorni che sono considerati no, ci sono quei giorni in cui uno non riesce a trovare un senso al vissuto, per queste giornate c’è la famosa passeggiata. Imbarcarsi con la macchina a discapito di ore di sonno, e ritrovare la tranquillità davanti un qualsiasi elemento architettonico, con annessa storia. Roma, tesoro mio, ci offre storie per ogni momento. E le vorrei vivere con te, non ho mai capito perché sono sempre stato interessato a questo turpiloquio fantastico-storico, ma quando ti ho conosciuto e ho notato il tuo interesse, capii che aveva senso. Anche questo ha senso nella mia maturazione.

Una giornata:

 

Quel giorno in cui ti viene chiesta una conferma se è unica, quale frase migliore per lei se non “io so io e voi nun sete n’cazzo”. Perché quella è la rappresentazione corretta di quello che vorremmo, non per autostima, non per vanità, ma per quanto difficile da ammettere la frase vorremmo dirla al mondo aggiungendo “per lei/lui”. Praticamente “io so io e voi non sete un cazzo per lui”. Questo è il succo delle conferme, l’essere al di sopra di tutto e tutti nella sua testa. Ognuno vuol far impazzire l’altro a tal punto.

La storia

 

La frase è conosciuta per il film “Il Marchese del Grillo”, di Alberto Sordi, ma in realtà è una  frase di Giuseppe Gioacchino Belli de “Li soprani der Monno vecchio”, precisamente “C’era na vorta un Re che dar palazzo, mannò fora a li popoli st’editto, Io so io e voi nun zete n’cazzo!”. La statua è su viale Trastevere, raffigura il poeta poggiato su ponte Fabricio, il ponte che collega l’Isola Tiberina alla terraferma, la lunghezza del ponte è 61.3 metri, è una misura importante, è la distanza che ci separa. Detto anche ponte dei 4 capi a causa della disputa dei 4 architetti incaricati da Papa Sisto V per la ristrutturazione del ponte, fatti poi decapitare sul ponte, ma messi a memoria futura sullo stesso.

modified

 

Le note

 

Roma di Note è associata sia al mio desiderio di portarla in giro e, nel mio essere stonato,  trovare due note da dedicarle, perché la musica è uno dei nostri punti cardine, lei dice sempre: “pensa se t’avessi detto che mi piace la Pausini” e io “non avrebbe funzionato, sciocca!”.

Questa canzone la conosco da sempre, l’avevo dimenticata, poi ieri guardando il cielo ho ricordato quanto vicino mi ci manda lei, tanto da sbatterci la faccia, così mi è tornata in mente, spesso le ho detto che mi sembra di volare.

 

Che bello sta' co' te,
me sembra de vola',
che bello quanno attero
e tu sei qua.
Sta vita nun c'è più
er monno è un po' più in là,
se senti un botto nun te preoccupa':
So' io
che ho preso in pieno in faccia er cielo,
so' io
che so' caduto da un pensiero,
so' io
che 'n ce speravo quasi più
e un giorno all'improvviso...
...Che bello sta' co' te,
me sembra de sogna',
me pare bella pure 'sta realtà.
C'ho voglia de scherza', de ride e de penza',
e poi domani forse chi lo sa.
Nun dimo niente 'n famose senti',
che oggi so' felice nun se po' di'.
Cammina sulle punte, amore mio,
che oggi er cielo è nostro,
me l'ha prestato Dio.
Lo vedi, se ne va,
'sto giorno se ne va,
è n'artra vorta sera, che vuoi fa.
Io so' rimasto solo co' 'n pensiero,
m'ha preso proprio in pieno e in faccia er cielo.
Eppure se non stai più qui con me
stanotte me te 'nzogno,
che bello sta' co' te!

martedì 28 maggio 2013

Posted by Adespoto Posted on 14:44 | 15 comments

I personaggi secondari

Ci sono i protagonisti, c’è la storia, c’è la fotografia, il montaggio e blablabla… Ma c’è un elemento nei film o nei cartoni che, a mio modesto avviso, è la concausa del successo della pellicola, ed è il personaggio secondario, quello che mi rimane impresso, quello che mi fa morire dalle risate quando lo vedo, quello che vado a cercare su youtube come pezzo singolo.

Voglio stilare una lista, brevissima, di alcuni personaggi secondari o comunque elementi che mi hanno fatto tanta simpatia da indurmi a rivedere la pellicola.

 

Racconti Incantati

 

Il film è divertente, molto, rendere vere le fiabe è un sogno di tutti i bambini e di molti grandi, quando hanno il coraggio di ammetterlo. Adam Sandler è esilarante come al solito. Ma le risate vere mi sono uscite con PALLOCCHIO.

 

pallocchio

Questo Porcellino d’India con questi occhi enormi è stato cercato da me per parecchi mesi, alla fine dopo tanti e tanti negozi di animali optai per prendere un peluche che ne ricordasse le fattezze, ma non lo trovai.

 

 

 

Rapunzel

 

Questo cartone non solo è molto divertente ma ha addirittura due personaggi secondari degni di nota. Sono il cavallo MAXIMUS e PASCAL il camaleonte. Inutile dire che volevo un camaleonte da addestrare, il cavallo sarebbe stato difficile da gestire. Anche qua la ricerca fu vana.

maximus

pascald - Copy

 

 

 

 

 

 

 

 

Alladin

 

Inutile dire chi è il protagonista. Il doppiaggio ha aiutato molto ma il personaggio, di per se, è veramente eccezionale. Sto parlando del genio. Ma qui inserisco un video.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cattivissimo Me

 

Il cartone è molto divertente, non ha fatto grande successo ma gli aiutanti sono qualcosa di fenomenale, simpatici e stupidi, è il connubio perfetto per un personaggio secondario.

 

Questo è il trailer, o meglio uno dei trailer e rende benissimo l’idea.

 

 

 

 

 

 

 

 

La città incantata

 

Qui parliamo di un cartone meno conosciuto, ma decisamente superiore agli altri, ogni cartone di Myiazaki è curato nei tratti, colori, storia, personaggi e soprattutto contenuti. Miyazaki è conosciutissimo per Lupin III, Conan il ragazzo del futuro, ed altri anime anni 80/90 da noi.

In questo lungo metraggio i personaggi che mi appassionarono di più furono gli Spiritelli della Fuliggine, di cui ho cercato qualsiasi gadget esistente, ne ho trovati zero. Volevo partire per la Francia perché sapevo che il cartone spopolò e crearono innumerevoli gadget dei personaggi.

spiritellidellafuliggin

Guardate che carini… un portachiavi con queste tipo Truciolones sarebbe perfetto!

 

 

 

 

Potrei andare avanti per molto tempo, praticamente mi piace molto di più questa categoria che i protagonisti, dopotutto P-Chan ha più fan di Ranma o di qualsiasi altro personaggio. Ci sarà un motivo…

lunedì 27 maggio 2013

Posted by Adespoto Posted on 00:58 | 2 comments

Lei #21.3 - Carosello

Non posso far molto questo weekend, posso cercare di essere uno 0.3 allora, saliamo da 21 a 21.3.
E la cosa bella è che non ho necessità di scrivere quello che voglio dire. La radio ultimamente mi aiuta.


Presto aggiungerò una rubrica, anche molto carina se imparassi a fare le foto. Il nome è un desiderio. I contenuti interessanti. Il motivo... mero bisogno.
Buon lunedì. Se può essere considerato un augurio. Per me lo è.

giovedì 23 maggio 2013

Posted by Adespoto Posted on 15:46 | 15 comments

Lei #21–Ti porto via con me.

Quant’è bella giovinezza! Che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto sia, del doman non v’è certezza!

Lorenzo de Medici

 

Cosa succede quando una forza inarrestabile incontra un oggetto inamovibile? Concetti alquanto astratti… è più facile pensare che una forza sia inarrestabile fino a che qualcuno non la ferma, ed un oggetto sia inamovibile fino a che non incontra una forza tale da smuoverlo. Così ha più senso.

Bene ora supponiamo che ci siano 2 persone, una forza inarrestabile, che non ha passato, non vuole occuparsi del presente, non pianifica il futuro; ed un oggetto inamovibile, una persona integra, che ha un passato importante come le fondamenta di un palazzo, un presente da vivere, ed un futuro ben definito. Ora supponiamo ancora che, nel momento esatto in cui si incontrano le due persone, la forza inarrestabile, comincia a frenare il suo moto, comincia a vedere il presente come un momento importante, ed il futuro lo vede delineato, non sa se è vero, ma comincia a desiderarne uno. Altresì l’oggetto inamovibile, vacilla, crollano delle fondamenta, fa cose che non avrebbe mai potuto fare, si sgretola la sua inamovibilità. C’è chi ha sbagliato? no, nessuno ha sbagliato.

L’oggetto inamovibile in questione si sgretola e si sente cadere a pezzi, lo dice, lo dimostra alla forza inarrestabile, la forza inarrestabile invece cerca di raccogliere tutti i pezzi, fatti cadere a causa sua, perché non si è mai fermata, anche quando l’oggetto faceva resistenza. Sapeva che l’avrebbe fatto cedere. Quindi ha, per ora, il 64% di colpa.

Beh queste due persone siamo io e lei. Uno che non ha mai avuto preoccupazione del giorno dopo ed una lei intenta ai preparativi per il suo lieto evento, quindi pregna di “domani”. Così è iniziata.

Il domani di lui è diventato un bisogno incontrollabile, il domani di lei uno “spero sia finito tutto lunedì”, ovviamente non è andata così, lui ha dovuto continuare a controllare continuamente il tempo, il lavoro, le persone, e lei non finiva niente di lunedì.

 

Io non so cosa è successo, ma la forza inarrestabile è diventata inamovibile e l’oggetto inarrestabile. C’è una cosa che tutte le altre forze ed oggetti attorno a noi non hanno capito, che ci siamo incontrati e cambiati a vicenda, tutti parlano di come siamo diventati “guarda lui – guarda lei, appena entrato/a era… e invece ora…”. Le persone cambiano quando cominciano a credere di essere liberi di poter cambiare, ora rimane solo una cosa da dire, almeno per oggi. Io probabilmente non la porterò via fisicamente con me, non le farò aprire una pasticceria ad Edimburgo, ne le darò un fiocco rosa. Ma lo voglio tanto intensamente che oramai fa parte di me. Fa parte di noi. Non le volterò le spalle questo è certo, quando sarà il momento di farlo me ne andrò prima che mi si dica. Ma lei la porto via con me. La porto via nei sogni, la porto via in ogni volta che si chiudono gli occhi, e in ogni sospiro. Quindi comunque vada, la porto via con me.

Mi è venuta in mente lei, mentre ascoltavo questa canzone alla radio.

mercoledì 22 maggio 2013

Posted by Adespoto Posted on 10:34 | 10 comments

Lei #20–Tutto o tutto

Non parlo mai di lei e delle sue difficoltà, non parlo mai di quanto io le abbia reso la vita difficile, ma credo che meriti di essere citata anche questa parte della storia.

 

Personalmente sono arrivato, carambolato nella sua vita quando forse doveva essere il momento in cui iniziava la stessa. Sono arrivato come un tuono, mi sono fatto strada su tutto e tutti per averla, mi sono fatto strada su tutto. Noi ci amiamo, e forse guardiamo nella stessa direzione, istintivamente la metto sempre davanti ad una scelta, ma non è per mia volontà è una conseguenza. Quando ti trovi a scegliere tra tutto e tutto, cosa fai? Soffri, soffri comunque. E lei soffre, perché ogni cosa che da a un tutto la leva ad un altro. Io so quale è il suo stato d’animo, molto più di quando pensa, io so come si sente ogni volta che fa una carezza, o da un bacio, non posso provarlo, vorrei se potessi levarle questo peso ed essere io la persona che soffre.

Non so come andrà il futuro, non mi interessa com’è il passato, ma so che quando chiudi gli occhi, non vedi più con essi, ma con il cuore, e tiri un gran sospiro. Io voglio essere il suo sospiro.

Ieri le ho raccontato di minilei, gliel’ho scritto. Le ho scritto di quanto vorrei che ci fosse una minilei a far cagnara per la scelta del film che ricadrebbe per la 40sima volta su La Sirenetta. Le ho detto che la vedo talmente tanto nitida, che farei di tutto per averla. Ma con lei. Non voglio sia mia, voglio sia nostra.

Ha pianto, in macchina, perché l’ha immaginata, mi ha chiesto se la perdonerò mai di quello che sta ancora negando, io non ho niente da perdonare, al massimo, se non facessi tutto quanto è in mio potere, avrei solo da rimpiangere, ma non ce l’ho. In compenso ho pianto anche io dopo, ma non per quello che non ho, ma perché non posso darglielo. Quello che le ho donato, non è solo un sogno, è tutto, potrei fare spallucce, ed andarmene, oppure graziarmi dello stato attuale delle cose. Ma no, io voglio renderla, per citarla, vergognosamente felice. Voglio esserle vicino nei momenti bui, voglio essere quel barlume di luce nei momenti bui, più della spalla nei momenti felici. Lei si è affidata a me in alcuni momenti difficili, già dall’inizio, ero un conoscente, 5 giorni dopo che ci siamo conosciuti, ci confidammo cose che non dicevamo alle persone più intime. Questo vuol dire entrare nella vita di una persona, quando senti che la conosci da sempre, quando sei in lacrime per qualcosa o stai cedendo per un evento e chiami una persona conosciuta relativamente da poco, una persona che dovrebbe solo passare nella tua vita, in realtà la conosci da sempre. E ti chiedi come può essere diventato “tutto” in così poco tempo? Perché forse non possiamo scegliere chi amare, ma solo come comportarci di fronte a questo. Possiamo solo scegliere di alimentarlo o lasciarlo andare come è. E la conseguenza di quello che fai è tutto. E poi la scelta è tra tutto o tutto. E non piangerò se lei se ne andrà via da me, piangerò solo se lei piangerà perché è andata via da me.

 

domenica 19 maggio 2013

Posted by Adespoto Posted on 03:55 | 12 comments

Lei #19 - La respirazione artificiale

Passare 21 ore e 11 minuti senza respirare? Decisamente, non si può fare, decisamente sono troppi, quando poi alle 17:11, la rivedi, da sola, è come se vedessi la fine della tua immersione e la luce che attraversa il filo dell'acqua. La baci, e il tuo respiro si trasforma in una boccata d'aria, come se avessi ricominciato a respirare, però avevo bisogno di più, avevo bisogno, dopo questa lunga immersione nel niente, di una respirazione artificiale. La sua.

Però, tutto questo ha un prezzo, il prezzo è che quella è la tua aria, respiri affannato quando non c'è, non sentire il suo alito, è come non aver respirato in quel momento, lei lo sa, e stiamo spesso con la bocca aperta, a donarci il respiro. Ho sentito il suo respiro affannato, lei mi ha visto battere i denti dai brividi, lei ha visto cose che io non pensavo di poter fare. 

Ho capito perché tutto ciò che mi circondava non mi facesse effetto, ho capito perché non sono mai andato, come dire... fuori di testa. Ho capito che mi mancava quel calore, sento ogni alito freddo, ricordo ogni labbro baciato, freddo. Lei no, non ha le labbra fredde, sono sempre calde, spesso vado a bere dell'acqua fredda prima di baciarla, perché mi piace quando mi dice "sei fresco", io sorrido come un deficiente. Lei asserisce ciò.

Qual'è il mio vero amore? E' quello che mi spinge a sacrificare tutto, senza alcun rimpianto, quello che mi spinge a sacrificare tutti, con la stessa facilità in un soffio, mi spinge a mentire a tutti per proteggerlo, mi fa sentire tranquillo, quando la gente, che vive nella sua lecita ignoranza, mi attacca per sminuire quello che può esserci tra me e lei.
Io ho sempre reagito, non ho mai subito, insulti, nessuno si è mai permesso di darmi dello stupido, o del "tappetino".
Con lei, ho imparato che c'è qualcosa di più importante dell'amor proprio, l'amor per lei. A questo è servito il mio crescere così refrattario per 30 anni, avere le armi, e la forza d'animo di sopportare tutto. Fortunatamente non c'è lei dall'altra parte a notare ogni mia singola reazione del volto, o piccola vibrazione del corpo. Perché riesce a far esplodere esponenzialmente ogni mio piccolo stato d'animo, sia negativo che positivo.

Una cosa è certa, quando la rivedrò, lunedì, ritornerò a vedere il il filo dell'acqua in attesa di raggiungerlo di nuovo, per riprendere la mia aria. Vale anche il rischio di rimanere soffocato. Ne vale sempre la pena per lei. Sia il tempo di un sorriso, che per sempre.





mercoledì 15 maggio 2013

Posted by Adespoto Posted on 23:34 | 8 comments

Lei #18 - L'evoluzione del bacio

Legenda: La parte in corsivo è dialogo vero, la parte standard è descrizione e pensiero.
Lo so che è inutile ma, come concetto, la legenda mi piace parecchio nelle mappe o nei testi, Io sono legenda!
 
- Amore mio, vieni in stanza da me?
- Solo se non fai il pervertito...
Retorica...dire al gatto non miagolare!
- Posso provarci :)
- Vaffanculo
Faccia da stronza mentre si alza…
Appena entra in stanza la cingo, chiudo la porta e la bacio
- Avevi detto che ci provavi
- Non ho detto che ci sarei riuscito, e poi era a stampo, era dolce. Sai, noi che abbiamo 15 anni baciamo così, a stampo. Poi cresciamo ed arriviamo a 16, e a 16 si possono toccare le sise, me lo ricordo è ammesso! Lei asserisce che io sia un deficiente, non capisco da cosa lo evince… mah…
Così dicendo le tocco il seno, lei apre un po' la bocca ed il suo respiro rallenta. E poi a 16 anni è concesso pure un pezzetto di lingua! Sono sicuro! Quando sorride per queste mie sciocchezze mi fa morire.
Poi ci sono i 18 anni, si torna dolci si comincia a credere all’amore e al futuro, ma se ne ha paura, tutti dicono vorrei solo avventure, in realtà desiderano la loro donna, tornano dolci. Bacio a stampo, e lei mi accarezza la schiena. Saliamo a 20, oramai le mani passano sotto i vestiti entra in gioco il patting senza remore. Alzo un po’ la maglia e stringo sotto al suo seno a lato, riesco a prendere completamente il suo fianco con una mano. A lei piace, a me piace che le piaccia.
Poi ci sono i 23 BUCIO DE CULO! E le stringo il sedere lei se la ride di gusto e si appoggia sulla mia spalla. Invece i miei 24 sono stati l’anno della delusione, ho capito che non esiste la mia donna perfetta, baciavo perché era lo standard per farsi una bella trombata, ma avevo perso le speranze, sono andato avanti a dare baci di circostanza, mai sguardi negli occhi, non servivano, non riuscivano. Lei comincia a capire dove vado a parare, socchiude gli occhi, e noto un velo di malinconia, ma faccio finta di niente, non voglio dirle che l’ho notato. Arrivo fino ai 29 quando comincio a sentire le mie labbra che fremono per un sorriso, mi innamoro perdutamente, lei comincia a tirare indietro la testa e riaprire gli occhi, poi arrivo a circa un mese dopo i miei 31, riesco a baciarla, ed è quel bacio che ti lascia in memoria anche come erano le luci, ti lascia in memoria l’umidità dell’aria. La comincio a baciare. Poi arriviamo ad adesso, l’adesso in cui io voglio te e te sei qui, comincio a spostarla verso il muro, mentre lei sorride e mi guarda sottecchi, e canto “No signora no – Ti prego – no signora no – Ti prego – no signora no – Mi piaci – non vivo più senza te, anche se, anche se”, non sono un gran cantante e Antonacci non è nel mio ipod, ma il fiato spezzato la fa da scusante, e lei sorride, amore mio... Rivoglio un primo bacio come da contratto, la comincio a baciare, le mie mani la sfiorano, e le dico Mettiamolo sul podio la bacio e spingo tanto da farle sentire il muro su tutta la schiena, è completamente mia, le dico vuoi essere mia? lei annuisce, più del dire si mi fa impazzire, non ha fiato per parlare, e le dico saliamo al 2° posto del podio quello era da terzo, le metto una mano sotto al sedere e stringo forte, penso siamo stati in apnea per diverso tempo, facciamo quello da primo posto, nel momento in cui lo dico lei sgrana gli occhi mi stringe forte il collo, non sta ridendo perché sa che non sto scherzando, abbiamo seri sbalzi d’umore assieme,  e le metto una mano in mezzo alle gambe, perché le mie mani le piacciono vero, soprattutto quando cercano il suo corpo. Rimaniamo per diverso tempo così, lei con la gamba alzata che mi tiene da dietro al ginocchio sinistro, ed io con le mani che vogliono lei, il suo bacino si muove, io ogni tanto, istintivamente con il bacino la spingo addosso al muro. Finisce tutto e quando ci stacchiamo è come se ci fossimo svegliati, non tanto per il bacio, non tanto per la sua unicità, perché ogni suo bacio è un primo bacio, ma questo, più che il podio, è quello che rappresenta, puoi raccontarlo, ci si ride, ci si scherza, ci si ripensa, non è un bacio allora, cos’è?
E’ IL ricordo, è uno di quei momenti che ti si intrufolano qualsiasi cosa tu stai facendo e ti distraggono, quei momenti che spingono chi ti è accanto a dirti “ehi cos’hai” e rispondi “scusa, m’ero incantato”.
Magari, alle 23.08 sei seduto su una panchina del parco, con il portatile sulle gambe cercando di scrivere questo post. pieghi la testa all’indietro, sei uscito anche per fumarti una sigaretta, non riuscivi a stare dentro casa volevi essere sotto il suo stesso tetto e hai scelto il cielo, pensi che dovresti anche prendere un cane, guardi come si annuvola e pensi “anche a lei piace dire cumulonembi”, chiudi gli occhi e ti casca la sigaretta, perché le labbra ti tremano ancora.
Posted by Adespoto Posted on 20:59 | 6 comments

Lei #17–Le mani


Le mani sono sempre state un punto di forza per la mia persona, dalla semplice stretta di mano, dall’assenza di smangiucchiamenti vari ed eventuali, morbide, non nodose, spesso attribuite ad un bambino. Allo stesso tempo non sono deboli, la stretta di mano parte dalla spalla si sviluppa sull’avambraccio e alla fine stringe la mano, non fa male, ma non lascia la presa. Questo spunto di edonismo è finito. Le mie mani sono diventate tremanti, hanno paura di non essere abbastanza, lei mi disse una volta che avevo delle belle mani, lei una volta mi chiese di prenderle la mano, capivo che erano collegate al cuore, ora esprimono emozioni, esprimono passione, esprimono paura, esprimono il mio stato d’animo. Ci scherzammo sopra più volte, una volta lei disse “le mani le donne se le immaginano addosso”, io le immaginai addosso a lei, hanno tramato.


Quando sono nervoso con il pollice della destra, strofino con veemenza il palmo della sinistra, vuol dire che lei mi ha chiesto qualcosa, vuol dire che lei sa, come farmi cadere in fallo.


Quando lei lavora, mi metto seduto vicino, le accarezzo la guancia sinistra con la destra, con la sinistra invece le tengo la guancia destra così lei può appoggiarsi.


Le mie mani cominciano a tremare nel momento esatto in cui scendono sulla sua schiena, le mie mani bramano il suo corpo, sento i suoi brividi, mi fa impazzire, sento delle goccioline di sudore sotto la schiena, lei odia essere sudata, ma ci sono cose che non puoi controllare, anche quelle goccioline le sfrego tra medio e pollice. Quando scendo sulla schiena, la mia mano sinistra le carezza il petto, lei sente che voglio arrivare al suo seno, mi leva spesso la mano, ma rivado con più certezza ogni volta. Forse lei brama le mie mani sul suo corpo quanto me.


Una cosa che le ho sempre detto, è che mi piace giocare, adoro come si veste, amo i vestiti che indossa, non mi piace spogliarla soltanto mi piace che rimanga vestita, io gioco con i suoi vestiti, adoro quello che c’è sotto e mi fa impazzire che lei sappia che impazzisco.


Le sue mani, le ho sempre criticate, in realtà sono le uniche mani che mi fanno venire i brividi come fossero convulsioni, quando mi accarezzano le braccia, mi cedono le gambe, quando affondano le unghie, la vista si appanna, quando stringono il collo… sono definitivamente caracollato. Provo a riprendermi passandole il pollice della mano destra (è il lato che preferiamo) sulle labbro inferiore, in quel preciso momento socchiude la bocca, la mia mano comincia a tremare, perché vedo i suoi occhi verdi e il mio cervello fa uno zoom unicamente sulle sue pupille che si allargano e si stringono come fosse un cuore che batte. O forse è il mio che va fuori giri, forse le mie mani tremano già da un’ora perché sto scrivendo il post mentre cerco di immaginare, adoro le descrizioni alla Hemingway ad occhi chiusi. Come non si vede bene che col cuore, non si scrive bene che con esso e non si legge bene senza. L’essenziale è invisibile agli occhi, ora che so com’è fatta però.






Questa situazione è al di fuori della ragione, non fa domande, non vuole risposte, questa situazione di due persone che si amano ma non stanno insieme è in definitiva illogica. Ma quando cerco di dare un senso alla mia vita mi rendo conto che sono questi momenti, mi rendo conto che non ho bisogno di introspezione, ho bisogno solo di allungare la mano e toccare la sua pelle.


O se volessi ragionare al contrario (come a lei diverte fare) dovrei citare Dostoevskij


Ama la vita più della sua logica, solo allora ne capirai il senso.


Io ho capito il mio, qualunque sia il futuro.



martedì 14 maggio 2013

Posted by Adespoto Posted on 17:19 | 12 comments

Lei #16–Come si descrive l’amore

"Certo" disse la volpe."Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo":
"Comincio a capire", disse il piccolo principe. "C'è un fiore...credo che mi abbia addomesticato..."
Il piccolo principe

Lo so che ti suona smielato, ma l'amore è passione, ossessione è qualcuno senza cui non vivi. Io ti dico: buttati a capofitto...trova qualcuno da amare alla follia e che ti ami alla stessa maniera. Come trovarlo??? Beh..dimentica il cervello e ascolta il cuore. Io non sento il tuo cuore. Perché la verità,tesoro...è che non ha senso vivere se manca questo. Fare il viaggio e non innamorarsi profondamente ..beh...equivale a non vivere. Ma devi tentare, perché se non hai tentato, non hai mai vissuto.
Vi presento Joe Black

Ho sempre avuto uno scudo, verso il mondo, verso i miei amici, verso la mia famiglia, verso le donne, tutte queste categorie mi dicevano costantemente che io non avrei mai avuto un rapporto duraturo, per come ero fatto, per come ero stato abituato a vivere. La differenza sostanziale è che nessuno è mai riuscito a scalfirmi, nel bene o nel male. Fino a che non ho incontrato quel fiore che mi ha addomesticato.
Mi sono buttato a capofitto in una storia/nonstoria, pregna di difficoltà, e forse anche di momenti tristi, lo sapevo dal momento stesso in cui ho realizzato che mi ero innamorato. Mi resi subito conto di quello che stava succedendo, analizzai il tutto, finché ne sarei stato in grado l’avrei fatto, e giunsi alla conclusione, che non scegliamo le nostre vite, basta un trasloco quando sei piccolo che ti cambia la vita, sotto decisione dei tuoi genitori, già lì magari hai perso la tua occasione di diventare astronauta.
Sapevo questa cosa fin da giovane, per questo prendevo sempre tutto con leggerezza, sia cose belle che cose brutte, solo su una cosa non avevo dubbi, la persona che mi sarebbe stata accanto, quella potevo sceglierla o sarei potuto rimanere da solo. L’ha scelta il mio scudo, ha deciso di non funzionare, ha deciso che lei sarebbe stata l’unica a poterlo superare, lei aveva l’arma adatta, fatta della stessa materia del mio scudo. L’ha scelta il mio scudo quando in lei non vedevo solo una gnocca, o una ragazza intelligente, vedevo anche una madre, vedevo anche una persona che andava a fare la spesa, o per cui avrei fatto la spesa, vedevo una persona che avrebbe cucinato o per cui l’avrei fatto, vedevo una donna che cresceva e dava consigli ai piccoli, vedevo una donna che sarebbe stata l’invidia di tutte le altre madri, che avrebbe reso me l’invidia di tutti gli altri padri, e avrebbe creato con me l’invidia di tutti i fanciulli.
Quando ho visto questo mi sono buttato, mi sono buttato perché anche se non so come andrà, anche se non sarò il cavaliere che sconfiggerà i suoi draghi, anche se fossi io il drago che lei deve sconfiggere con il suo cavaliere. Io la adoro. Perché riesco a dirle bene che la amo solo quando ce l’ho davanti, perché è li che lei vede quello che dico realmente per quello che è. E’ quando vedo che lei gira gli occhi e sospira che ha senso dire quelle parole. E’ quando si morde il labbro perché vede che voglio dirgliele o quando lei vuole dirmele, e in quel momento non serve dirle.

Quando mancano le parole, e ti guardi e basta, ti stringi la mano in silenzio, ti mordi un labbro, allora hai descritto l’amore.

lunedì 13 maggio 2013

Posted by Adespoto Posted on 15:41 | 10 comments

Fiori di carta

 

“Un giorno, nel futuro”, mi diceva Guzman, “tutte le famiglie all’ora di cena avranno qualcuno che si siederà a tavola con loro e gli racconterà delle storie. Sarà una cosa normalissima, vedrai. Come avere il teatro in casa.”

 

La donna dei fiori di carta.

 

 

Ieri era la festa della mamma, una festa abbastanza normale, una festa come tante, un regalo come tanti, un giorno come tanti altri alla fine. Celebri la figura, e come tale vorresti vederne una al tuo fianco. Vorresti donarle quella festa.

 

Ho dormito poco, ho sognato/immaginato delle cose nel sonno, o nel dormiveglia, mi svegliavo di continuo cercando di riprendere da dove avessi interrotto, alla fine sono riuscito a delineare la storia, posso sedermi e raccontarvela.

Ok tesoro mio, prendi un tovagliolo,  lo arrotoli molto largo ok e molto morbidamente, dai prova, bene siamo solo a 2 ore ed abbiamo imparato ad arrotolare un tovagliolo, ora arriva la parte lunga e difficile, prendi a questa altezza, bene! Perfetto! Tienila stretta, e comincia ad arrotolare verso il basso, su forza arrotola, stretto! stretto! stretto! Dai ne dobbiamo fare 15, lo sai no? C’ha ste fisse dei numeri! –ride- E fa bene! Ok ora prendi la punta che esce e piegala cooooosì, ok? Brava, ora continua a girare fino alla fine. E così avanti fino a 15. Siamo a 3, mi son preso il giorno libero apposta dobbiamo o no farla impazzire? E pure il dolce è pronto, vado a mettere lo zucchero a velo

-Anche iooooooo!

ok perfetto sarà stracolma di zucchero a velo, tanto è simpatico non ti disidrata mica!

Tutto era pronto, e tutto è stato nascosto, anche l’odore abbiamo nascosto, grazie all’aiuto di tempere, pennarelli terribilmente puzzolenti di vernice, di quelli che non riesci a smettere di sniffare (per nascondere l’operato) e lavaggio di pavimento con varechina. Sia per l’odore sia per necessità dopo i colori, cominciavo a credere che facessero i tubetti esplosivi calcolando la quantità sparsa di vernice . Questo per essere pronti e poter rispondere alla domanda cosa avete fatto?mmm, abbiamo colorato! con annesso pugnetto di complicità! Praticamente un’ammissione di colpa!

Comunque il piano è riuscito, o forse lei ha capito il piano e ha fatto finta di niente, l’odore della torta permeava la sala.

Buongiorno, tanti auguri!!! E mentre ero appoggiato sullo stipite della porta, ancora col pigiama (pantaloni a quadretti blue) e una maglia grigia, il vassoio veniva portato, c’era la torta, c’era un tea, e un tovagliolo ed una forchettina (4 rebbi) ed un cucchiaino, una tazzina con dentro le zollette di zucchero, perché sono simpatiche da far tuffare, solitamente ci facciamo la gara di tuffi con dei piccoli cartellini che danno il voto. Una piccola parentesi, è una cosa che ho sempre voluto fare.  E poi c’era un vasetto con dentro questo mazzo di roselline di carta, tenute da un nastro rosso, e con sopra spruzzato il profumo Serpentine, perché è difficile da trovare, ma non impossibile e poiché io sono contrario al regalo annuale del profumo, faccio in modo che sia minilei a farglielo.

Ed è qua che mi sveglio mentre vedo tutto quello che potrei volere in una sola scena, lei, il sogno, le mie sciocchezze, le mie idee, il suo sorriso e la sua sorpresa. Non volevo niente di più. Forse altri 2 adepti per le mie scorribande casalinghe.

Quando mi svegliai volevo chiamarla, ma non lo feci. allora decisi di mandarle comunque un fiore di carta, virtuale, per poi scoprire che il giorno stesso il destino aveva già deciso di donarmi alcune cose per lei, ma fino alle 10.30 non sapevo nulla. Ma questa è un’altra storia per la cena di domani.

Posted by Adespoto Posted on 12:43 | 6 comments

Ho capito tutto

Ogni giorno passo davanti alla statua di Papa Wojtyla a Termini, non è bella, non è utile, fa ombra, non attira, a cosa serve?

In realtà è un indizio, datoci come aiuto per conoscere la verità!!!!

Metterò delle foto a confronto per darvi un’idea.

 
La figura

La rappresentazione non lascia dubbi, ci vuol far sapere chi è.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Compagno di mille peripezie

E’ solo un caso che il rosso sia la parte superiore del vestito? E gli occhiali?! La pettinatura?!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I mezzi di trasporto

Notare sia la loro evoluzione che la loro assonanza

Le location

Posti molto famosi, molto ricchi, e con innumerevoli segreti (suono di suspance uh-uh-uh-uh)

 

 

 

 

 

 

 

 

Conclusione

Ora se questa nuova ipotesi si rivelasse fondata, potremmo riscrivere i libri di storia!

E se fosse NO?!

Ma dopotutto basta trasferirsi a Rennes Le Chateau per cominciare a scoprire la verità, forse fra 10 anni.

Noi pensiamo così.

Grazie Giacobbo!

 

Batman si traveste da Papa!

 

sabato 11 maggio 2013

Posted by Adespoto Posted on 02:49 | 16 comments

Lei #15 - Nessuno CI leva nulla.

Sono riuscito a strapparle un gelato quest'oggi, addirittura solo se offerto da lei. Nonostante questa premessa, non siamo potuti andare e, seduti su uno scalino, mi dice mi dispiace ed io volevi venire? e lei tanto. Per quanto io possa rammaricarmi di un mancato appuntamento, c'è sempre qualcosa che può andare storto, ma ripensando al suo tanto, ho deciso comunque di darglielo. Lo farò così, ovviamente per email, e questa sarà la missiva.

Ehi buondì :). Ti avevo promesso un appuntamento, e te lo darò, perché come me, sarai stata 9 ore e 20 minuti a pensare a quando hai detto si al colesterolo, con il gelato. Mi hai chiesto una gelateria buona, e per non deluderti te l'ho trovata, ma procediamo con ordine. Prova ad immaginare (ti aiuterò a farlo :) )
Ore 17.00 uscita, saluti a tutti, appuntamento in una delle vie laterali della strada principale.
Ore 17.16 incontro, si ci saremmo visti a quest'ora secondo i miei calcoli, e avrei provato a baciarti, tu mi avresti detto no! c'è gente!!! io mi sarei messo a ridere, e avrei detto il solito c'è sempre gente da qualche parte! Conquistato il primo "deficiente"
Ore 17.28 Presa una strada un po' scomoda, ma ci avrebbe portato precisamente qua

Chiesa di Santa Maria Goretti, ti ci prendevo in giro nello stesso periodo in cui ci siamo dati un appuntamento fra 50 anni, inizi di ottobre 2011. Dentro è un po' asettica, sembra una mensa, so che l'avresti detto, non ci 
saremmo entrati perché sarebbe stato alquanto noioso.  
Ma per questa cretinata del Santa Maria Goretti, avrei rimediato una risata e un bel "sei un coglione".



Ore 17.36 Arrivati davanti alla gelateria:

Gelateria Caruso, non è una novità, è stato il nostro primo ed unico gelato (in un'altra sede), per rispettare la tua famigerata abitudinarietà, ho deciso di non farti cambiare gusto, perché ti è piaciuto. Qui non avrei perso parolacce, solo se avessi insistito sul pagare, ma da patti pagavi tu, forse avrei fatto qualche stupidaggine con chi ci serviva, tanto per farti arrossire, te avresti cominciato a ridere e subito fuori "io ti ammazzo!" ed io si lo so ma senza mazz!  e tu un banale "fottiti". Si anche qua parolacce. (Mi tratti veramente male a pensarci).

Ore 18.04 Ti avrei dovuto riportare alla macchina... ma...qui entrava in gioco, una promessa che ti ho fatto tempo fa di farti vedere una cosa, ma ovviamente mi persi con la macchina :D, Avevo rimediato.
Tomba di Elio Callisto, a causa di un crollo prese questa forma, da lontano sembra una sedia ed era utilizzato come rifugio per contadini e viandanti; non essendoci nulla attorno, veniva chiamata sedia del diavolo a causa dei focolari accesi da chi ne faceva uso come riparo. Ti ho promesso che ti ci avrei portato, la piazzetta è carina, immagina che intorno non c'era nulla e si vedeva da molto distante di notte. Qui non avrei preso parolacce, mi avresti guardato, avresti sorriso e mi avresti stretto la mano, e con quella mano arriviamo alle 18.10 quando facendoti fare il giro della piazza mi sarei fermato precisamente su questa panchina, ti avrei fatto sedere in braccio a me, perché non c'era nessuno è una zona poco trafficata, e ti avrei baciato:
Qui, perché ci siamo dati un appuntamento davanti la storia di Roma, perché piace a tutti e due, perché non ci accontentiamo delle cose che tutti vedono, ma delle curiosità che addirittura i romani non sanno.
Qui perché non è un'ascensore.
Qui perché cazzo me lo sono meritato.
Qui perché tu mi avresti stretto e ti saresti appoggiata alla mia spalla e mi avresti detto con una voce un po' fioca: "tu sei tutto matto" ed io t'avrei risposto "solo tuo". E forse avremmo messo in classifica un altro bacio. Ed oggi sarebbero stati 2 da podio.

Ore 18.32 o forse di più, tu mi avresti detto 

- non voglio andarmene 
- lo so, allora non farlo 
- ma come faccio? 
- non facendolo.

Tutto questo non è accaduto, questo può essere annoverato tra i sogni che si fanno ad occhi aperti, perché prendo il motorino e mi faccio il percorso, calcolo i tempi perché decido di darti l'appuntamento ugualmente, perché la gente mi guarda fotografare un'insegna, o perché mi vede mettere a fuoco una panchina e mi scruta come fossi un matto. In un certo senso lo sono, ma nella mia pazzia credo di essere quello sano. E, sia che ti abbia fatto uscire una lacrima o un sorriso, posso assicurarti che nessuno CI leva nulla. Non siamo arrivati a 4 uscite, siamo a 3.5. In un modo o nell'altro ho abbattuto il numero precedente. 
Hai sempre detto che è impossibile avere le farfalle nello stomaco per sempre, se ti tocchi lo stomaco sai che stai sbagliando.
Niente è impossibile, solo diversamente raggiungibile.


E per questo ti dico amore, amor
io t'attenderò ogni sera.

venerdì 10 maggio 2013

Posted by Adespoto Posted on 10:37 | 6 comments

Lei #14–Parlo da solo

Sembra assurdo che sia “impazzito” così, che non riesca a pensare ad altro, solitamente polemizzo su tutto, potrei scrivere di politica, sport, viaggi, film, uscite, persone, lavoro, su qualsiasi argomento so dire la mia, che ne sia a conoscenza o meno. Ma… c’è un ma. Fin da quando ho sviluppato una notevole autostima intellettuale, mi sono sempre chiesto perché nessuno fa come me, non semplicemente lamentarsi, ma valutare le situazioni in base ad un giudizio oggettivo, per esempio, se dovessi parlare di viaggi in Spagna con N persone, la maggior parte direbbe “tornerei a Barcellona” ed io dico “ma che cazzo dici, puzza di piscio (oggettivo) e non c’è niente da vedere (oggettivo)” e la risposta è “ma a me piace”, ok potrebbe avere senso ma poi chiedo “cosa ti piace?” “è piena di gente, è un altro mondo”, si un mondo senza nulla da vedere per questo la gente sta in giro a pisciare per strada, meglio Madrid, non è un opinione è oggettivamente meglio. Questa è una situazione non atipica, lei disse la stessa cosa, io so che lei ci tornerebbe, come farei io con lei, ma non nega la valutazione oggettiva. Tutte le volte immaginavo di avere una compagna che, a sentir dire delle cose, avrebbe avuto la risposta, che io avrei voluto dare, adoro quando mi leva le parole di bocca, e mi piace da impazzire non dire niente ma solo indicare lei. Non sapevo chi fosse, non sapevo dove fosse, non sapevo neanche come si chiamasse o come fosse fatta, ora lo so. So perfettamente come è fatta, so perfettamente cosa pensa, quando lo pensa e cosa risponderebbe, e so perfettamente che mi leverebbe costantemente le parole di bocca, ed io potrei dire -non la amo mica perché è la più gnocca, nonostante sia un gran punto a favore- con un bel sorriso saccente. E so che la gente darebbe di matto per questo. Mi diverte indispettire la gente, anche a lei. Ora, come prima, lo faccio, quando mi portano un piatto di pasta un po’ crudo, so che lei direbbe tipo “hanno risparmiato sul gas” o “io la faccio meglio”. Lo faccio con tutto, lo faccio con un film, lo faccio con un marciapiede, con una crepa nel muro, con la cosa più assurda, puntualizzo, lei lo fa, e non a mente, lo dice perché sa che c’è chi la ascolta, forse anche inutilmente perché gli ha solo levato le parole di bocca.

Altra cosa, amo discutere con lei, di qualsiasi cosa, qualunque sia l’argomento, qualunque sia la questione. Discutere con lei mi incanta, sentirla parlare mi fa sorridere, anche se si sta incazzando con me per qualcosa, non perché sia stupido, ma perché in quel momento nel bel mezzo di una discussione la bacerei, non posso farlo sempre, ma noto che quando riesco a cingerla, cambia espressione, le si dilatano le pupille, arrossisce, come faccio io, come non ho mai fatto prima, e le si ammorbidisce la mascella e se non ha i tacchi si mette in punta di piedi, lei è all’altezza di tutti per questo lo fa, anzi forse sempre un centimetro di più.

Vale la pena ascoltarla, leggerla.

giovedì 9 maggio 2013

Posted by Adespoto Posted on 16:48 | 1 comment

Lei #13–Lo stillicidio

30 anni per trovare quello che hai sempre cercato

meno di un mese per capire che l’avevi trovata

2 anni per vivertela

1 mese per levartela

Aggiornamento: 1 mese in più.

 

Ogni giorno, ogni sacrosanto secondo che passa, so che è un secondo in meno, potrei far finta di nulla, è vero. Ho sempre fatto finta di nulla. Tutta la mia esistenza è stata una finzione. Quello che mi si chiede è di tornare a fingere, tornare a fingere che sono soddisfatto, tornare a fare il giullare per tutti, cercando in quei tutti, un sorriso che non esiste in altra persona. Buttare i post-it, buttare youtube, buttare gli origami, buttare il cervello. Mi si chiede di essere uno qualunque, e non potendo farlo a voce, mi si leva ciò che mi fa sentire speciale.

E’ sempre difficile dirsi addio, soprattutto quando non esiste un Addio, nessuno ci crede, il banale ciao è decisamente impossibile. Come fai? Non puoi stare senza, lo capisci dal semplice fatto che non sei in grado di salutarla, neanche al telefono ci riesci, neanche qua ci riesco. Non sono in grado di dirle “a domani”… Lei lo nota, lo sa, e forse anche per lei è difficile, nelle semplici giornate. Quando superiamo quel breve lasso di tempo in cui dovremmo attaccare, è decisamente impossibile farlo.

Non mi interessa del lavoro, onestamente vengo qua da 2 anni solo per lei me ne sarei andato il settembre del 2011, ma non ho avuto il coraggio di lasciarla, se lei  non ci fosse più qua, per me questo posto diventerebbe una prigione, piena di ricordi, il problema sarebbe normale per tutti se non ché anche l’ascensore prendo da solo. Non riuscirei a parcheggiare la macchina in una via, perché li mi ha stretto la mano, non riuscirei ad entrare perché spesso ci salutavamo davanti la sbarra, 20 minuti ogni volta alle 20.00, non riuscirei a superare il corridoio perché non ci sarebbero i suoi occhi, non riuscirei a loggare sul pc perché non ci sarà lei a farmi “ehi buondì Sorriso“.

E senza quel “ehi Buondì Sorriso“ non è mai un buondì.

Ed ora mi fa male lo stomaco.

 

P.s. E’ uno sfogo non so quello che ho scritto lo rileggo anche io e mi commento in terza persona.

Posted by Adespoto Posted on 00:49 | 6 comments

Lei - Bonus Track



Non riesco a togliermi dalla testa una sera, di quasi 2 anni fa, dopo aver visto un film facendoci compagnia su skype, le dedicai questa canzone, non so perché sono giorni che ci penso. A lei scesero le lacrime, così mi disse, io ancora adesso vorrei canticchiargliela, e vorrei farla diventare una ninna nanna, ho sempre pensato che le canzoni della buonanotte dovrebbero essere quelle che legavano prima i genitori e poi i genitori ai figli. Io non l'ho mai avuta una canzone con cui dire "me la facevano ascoltare sempre". 

Mi ricordo anche gli occhi lucidi di un venerdì e le mani strette mentre in(s)tonavo Fly me to the moon, in macchina, sentivo tutto, non so se lei vide i miei, non erano molto diversi dai suoi. 

Volevo solo augurarle la buonanotte.
Vorrei augurarle sempre la buonanotte, ed il buongiorno. 
Vorrei... 
e lo vorrei, perché non sono quando non ci sei
Anche Guccini ci ha fatto da colonna sonora.
Ma più che per abbellire, le canzoni ci aiutavano a dire cose che non ci dovevamo dire. Sono una necessità, come i silenzi. Solo che io non so stare zitto. :) Neanche lei. Noi non sappiamo stare zitti.

martedì 7 maggio 2013

Posted by Adespoto Posted on 17:27 | 12 comments

Le posate di design

Io non sono un arredatore, ho un gusto che viaggia tra il pessimo e l’insensato, ma su una cosa non transigo, le posate hanno la loro merdosa forma e tale deve rimanere, sono state studiate per non dare fastidio durante il desco. Non impegnarti il cervello e non farti sporcare. Non sono belle, non sono brutte, sono posate, il loro nome le identifica come tranquille-moderate, altrimenti si sarebbero chiamate isteriche.

Tutto è iniziato perché mi venne portata a tavola una (secondo loro) forchetta… ora il termine non è mai messo a caso, questa, a casa mia non si chiama forchetta, ma bensì tridente, una forchetta 3 rebbi è un tridente, con 2 una forca con 1 non è una forchetta ma uno spiedo.  

Ergo se tu mi presenti questa posso al massimo tentare di dominare i 7 mari, ma di certo non posso nutrirmi con gusto e piacere di farlo.

Se la tua idea di convivialità è, fare in modo che ognuno di noi abbia un ruolo nell’olimpo, allora ci sto, ma tu mangi con un cazzo di fulmine e un altro mangia nudo con arco e frecce.

 

La ricerca

 

Potevo anche chiuderla qui la questione, ma mentre cercavo la “posata di design” mi sono imbattuto nel solito estremo dettato dalla noia di qualche scellerato designer. La parola design non identifica una cosa particolare, realmente ogni cosa prima disegnata e poi realizzata è “design” ma si ottiene spesso di idealizzare il design in “rivoluzionare” oppure “innovativo” oppure “essenziale” oppure “altre cose” io dico “una cazzata scomoda e pacchiana”. Comunque senza aprire discussioni sul design, in rete trovi

   queste sulla destra… Ma cosa cazzo sono? una è una paletta e l’altra una schifosissima CUCCHIETTA? Ma porca troia. Poi trovi queste (sulla sinistra
) che non permettono il facile trasporto, non consentono un comodo utilizzo e chi ha pensato di sostituire le 3 posate con  una polivalente non si è mai trovato ad affrontare la comune situazione di combinazione coltello-forchetta. Anche se può sembrare assurdo ai più del design, in realtà è una cosa molto comune, quindi presumiamo che ne prendiamo 2 in mano, una per tagliare ed una per inforchettare, ci troveremmo nella situazione di dover mangiare con la stessa capacità motoria di Raffaello delle tartarughe ninja (sulla sinistra). 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Una forma curiosa è proprio questa, hanno esagerato

nelle punte, il coltello sembra una spatoletta dalla punta arrotondata, insomma sembra di mangiare con i gadget del Didò.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tutto questo perché un giorno mi hanno portato una forchetta con tre rebbi.

Morale della storia: Non bisogna cercare la morale dove non c’è. A volte è semplice polemica, o sono semplici cazzate.

Morale della morale: E’ assai bello dire REBBI! invece di DENTI!

Per quanto, se fossi io il lettore direi che forchetta è proprio il vezzeggiativo di forca, essendo usata su una tavola, ma dopotutto è divertente, quindi perché sottolineare la scorrettezza insita in questo post?

Posted by Adespoto Posted on 09:51 | 14 comments

S’appoggi pure volentieri.

Se un sogno è il tuo sogno, quello per cui sei venuto al mondo, puoi passare la vita a nasconderlo dietro una nuvola di scetticismo, ma non riuscirai mai a liberartene. Continuerà a mandarti dei segnali disperati, come la noia e l'assenza di entusiasmo, confidando nella tua ribellione.
Massimo Gramellini –
 
Non amo Gramellini, ma qualcosa l’azzecca. La mia reazione alla mancanza è pressoché questa, noia e assenza di entusiasmo, in ogni cosa. La mia ribellione c’è costantemente, tanto continua che mi fa visita anche quando son tra le braccia di Morfeo, e più volte l’ha fatto. Ogni volta son sogni abbastanza nitidi, cosa che non mi capitava mai di fare, spesso li dimenticavo o semplicemente non me ne curavo. Alcuni erano più nitidi di altri, possibili anche ad occhi aperti come qua, ma poi ce ne sono certi che non ti fanno sognare solo il momento che immagini, ti fanno vivere il passato di quel momento, il presente dello stesso e immaginare il futuro di quel sogno.
Quando ascolto determinate canzoni di solito chiudo gli occhi, se non sono in macchina, e spazio… Stanotte non ho avuto bisogno di impegnarmi, è successo tutto da solo. Con colonna sonora.
 
Dream a little dream of me

La canzone era riprodotta da uno di quegli impianti hi-fi da salone, dopo aver inserito il CD inviti la tua seconda donna ad un ballo, lei è anche piccola quindi non è interessata alle parole solo che la musica è decisamente orecchiabile,  ma la strofa del “s’appoggi pure volentieri” la capisce e c’è un piccolo casquet. Il salone è di colore chiaro, la libreria è chiara perché ci piace che risaltino i colori delle costine dei libri. L’impianto è rosso, perché a lei grande piace così. Nonostante l’impegno ci vogliono parecchie prove prima di arrivare a fare una coreografia che permetterà di essere rappresentata in pubblico, il pubblico composto da una sola persona per ora, l’unica che ti interessa ti veda. Io non sono un gran ballerino, quindi nonostante le prove, alla fine l’altezza ed il tenerle le mani in alto mi fa sentire più un burattinaio che Roberto Bolle. Ma vabbè, confidi che l’amore faccia da filtro per il giudizio e non sia severa come Joe Bastianich – Diludendo di dilusione ballirina-. Metti in pratica il tuo proverbiale genio per farle una sorpresa.

Senti la toppa della porta che viene messa in uso, la porta deve essere rumorosa, è importante anche quello, ma come ti aspettavi, una donna non sa fare uno scherzo, figurarsi una in miniatura, appena la porta si apre  –Guarda, guarda, guarda cosa facciamo- e fa ripartire la canzone, tempo di creazione del piano più di 3 ore, tempo per renderlo vano, 2 secondi. Ed io indispettito, dalla faccia di lei grande che ti guarda come a dire: “ora ho un infiltrato per vincerti” dici alla minilei  -non dirle e farle vedere niente, è solo una gonza- e lei grande –ha parlato la testa di mazzo-. Gli omofoni di queste parole a caso sono ben comprensibili, ma davanti ai mini non si può dire la realtà, confidi che prima o poi riuscirai a farle capire alla minilei quanto lei sia stronza e non gonza e portarla così dalla tua parte per avere tu, una doppiogiochista pronta a tutto per farla rimanere basita.


The wake up of wake up artists

Ho sempre voluto citare questo slogan, mi fa simpatia.
Comunque il risveglio è stato un misto di sconcerto e assurdità, mi sono messo davanti alla tazza del latte, poi mi sono reso conto che avevo dormito 14 minuti di troppo, dovevo andare a prenderle un cornettino mini alla nutella, perché non so bene quando sarà l’ultimo, rimetto il latte freddo nella bottiglia, odio i cartoni perché non puoi farlo, e mi svesto come in Full Monty e rivesto come Yattaman, corro a prendere il cornetto arrivo a lavoro talmente presto che la sbarra d’entrata si chiede se me so impazzito. Le do in fretta e furia il cornettino, lei mi guarda, mi tremano le gambe, ma con risolutezza apro la mia stanza aspetto il collega visto all’entrata, gli accendo il pc di nascosto per non dargli modo di alzarsi nel tempo di avvio e dargli modo di perdere tempo a loggare, poso tutto esco di corsa, chiudo tende, tendine, e porta di lei, la tiro su dalla sedia, e la bacio. Mi chiedo se sto ancora sognando, poi mi prende la mano e si alza e mi bacia. Sono certo di star ancora nelle braccia di Morfeo, è uno che s’affeziona. E magari neanche sto scrivendo questo post prolisso.

lunedì 6 maggio 2013

Posted by Adespoto Posted on 16:29 | 10 comments

Lei #12–La Droga

L'erba rende semplicemente più sopportabile l'attuale società: l'LSD è invece una nuova società a sé stante.

Charles Bukowski, Storie di ordinaria follia, 1972

 

Una volta lei mi disse “sei drogato”, passavamo da communicator a facebook a msn a sms, capii che non era del tutto sbagliato. Mi son reso conto che quando assumo lei mi si crea un mondo nuovo, sono assai felice e soddisfatto, totalmente appagato, incredibilmente felice, assurdamente innamorato.

Lei è la mia droga, ne ho bisogno, non posso farne a meno, potrebbe essere una cosa brutta, ma non vado mai in overdose, non c’è overdose, è sempre poco.

2 anni, 8 ore al giorno, 5 giorni a settimana, più 3-4000 sms, e più di 20000 messaggi di facebook, telefono, voce, 3 ore al giorno a settimane alterne di persona. E abbiamo ancora cose da dirci. Questa è stata la mia assunzione, abbiamo detto tutto, e ancora dobbiamo dirci tutto. Non c’è overdose, ne sono convinto. Posso affermare che ci sono coppie che stanno insieme da decine di anni che hanno parlato molto meno di noi, e non sanno cosa dirsi, da molto tempo.

La droga che assumo si divide in:

 
Parlarle

 

Parlare con lei, è una delle cose che mi ha fatto innamorare, amo la sua forma mentis e amo metterla e mettermi alla prova. E’ esaltante, e non è un termine a caso, quando qualcuno si meraviglia di quanto lei possa essere pungente, io invece so perfettamente com’è, da tempo.

 

Guardarla

 

Guardarla, mentre lavora, passo decine di volte davanti la sua stanza, per guardarle gli occhi, quando invece le sono vicino, vedo che lei mi guarda in tralice, mi tremano spesso gli arti, divento nervoso, adoro questo momento.

 

Sfiorarla

 

I momenti in cui fa finta di interessarsi a quello che succede sul monitor, cioè scorrere distrattamente la home di facebook con la rotella, io le accarezzo i capelli dietro l’orecchio, lei si piega per appoggiare la guancia sulla mia mano, e mi guarda a volte si piega e si appoggia sul mio braccio. Ed io le bacio il collo. La nostra intimità è davanti un monitor, su due sedie da ufficio. E’ il posto più bello che c’è.

 

Quando devi scegliere di cosa drogarti puoi scegliere l’erba e vivere accettando quello che hai, oppure puntare in alto e crearti una società tutta tua, come ogni droga, una volta provata non ne vuoi altre e quando provi la più forte, nulla ti da soddisfazione se non quella. Anche il semplice passeggiare, sotto LeiSD colora l’ambiente e ti avvolge completamente.

Il mio nome su MSN è addicted e rimarrà così per sempre. Il mio stato d’animo è uguale e lo sarà per molto di più di –per sempre-. Dopotutto, una volta impazziti non si può rinsavire, se della pazzia ne hai fatta la tua raison d'etre.

domenica 5 maggio 2013

Posted by Adespoto Posted on 23:39 | 4 comments

Lei #11 - La stronza che mi fa impazzire

Oltre a tutto quello che ho raccontato di lei c'è una cosa che forse non ho sottolineato abbastanza, lei è fondamentalmente una stronza, ma una stronza di quelle che ti fa salire il sangue al cervello per quanto è indisponente, pungente, sa sempre cosa dire per darti delle coltellate, e soprattutto sa sempre cosa fare per fare in modo e maniera di ottenere ciò che vuole. Spuntarla con lei è quasi impossibile, e questa cosa la amo.
Solitamente la spunto sempre, solitamente il dibattito viene vinto, solitamente non cado in minacce, ma lei riesce a farmi impazzire. Quando punta i piedi e mette il silenzio, può ottenere qualsiasi cosa, sa che lei è sia la mia forza e sia il mio punto debole. 
Io non ho avvicinato niente
E non voglio piacerti.
Voglio farti impazzire.
Sono morto. Sentirle dire queste cose, mi ha fatto rendere conto di quanto sia importante impazzire per qualcuno. Lei sa cosa fare per farmi dare di matto e stronza... lo fa. Le piace avere sempre il coltello dalla parte del manico, a volte riesco a girarlo, ma basta poco, per riavere la lama puntata. Sono più di due anni che giochiamo a questo gioco del coltello, di chi la spunta su chi, ed ora, posso dire con assoluta sicurezza che lei la spunta su di me, e sono felice che ci riesca, perché per farlo deve impegnarsi, e da di matto quando non ci riesce. Ridiamo spesso di questo, ha paura delle mie monete di scambio, fa caso a qualsiasi cosa dica, o a come la dico, a volte riesco ancora a fregarla, ma non è quello che mi interessa, mi fa impazzire il fatto che comincia a fare no! no! non è giusto! è scorretto! sei uno stronzo! testa di cazzo! e cerca di pizzicarmi o mordermi. Adoro questo momento.
Io amo il suo prender d'acido, adoro quando riesco a farla ammorbidire, impazzisco quando prende una cosa la stravolge per riprendere d'acido, ma poi cerco di riprenderla, è una cosa che potrebbe durare all'infinito, non mi stancherei mai di farla.
Una delle cose che mi fa impazzire è che, a suo dire, mi parte l'embolo facilmente, o come dice lei mi viene lo sguardo spermatozoico, c'è del vero, nessuna donna è mai riuscita a farmi dare di matto, era uno dei miei punti di forza, sembravo sempre disinteressato e questo atteggiamento mi dava un vantaggio. Lei no, lei si avvicina, con le labbra, mi fa assaggiare il suo respiro, ride e si allontana... onestamente la mia reazione è ringhiare, non per modo di dire, ma non impazzisco soltanto divento come un cane idrofobo. Oramai su questo lato ho quasi rinunciato a spuntarla.
Lei vuole farmi impazzire. 
Mi dice da sempre "scemo :)" ed io la correggo da sempre "non scemo, matto, e solo per te", forse non si rende conto di quanto sia già impazzito, di quanto per lei sia facile, e forse un pochino la faccio impazzire anche io, dopotutto che gusto c'è ad esser matti da soli, in due abbiamo creato una realtà, in due abbiamo creato un noi, matti ma noi.