martedì 17 settembre 2013

Posted by Adespoto Posted on 13:11 | 9 comments

Impara l’arte e mettitela… da parte.

Andando a via del Corso, per comprare delle scarpe ti imbatti in palazzo Ruspoli, sede di mostre e convegni, dovendo aspettare che controllino il magazzino, decidi di andare a perdere tempo perché sono esposte delle “opere” di un “artista” performer di “arte contemporanea”. Concedetemi tutte queste virgolette.

Bene l’artista in questione è tal Sterling Ruby, appassionato di collage, tipo la madre di una mia amica, che non fa mostre delle sue scatole a palazzo Ruspoli. Ovviamente la mia non è una critica, l’arte contemporanea è palesemente una cagata. E più il pezzo fa schifo, e più è una provocazione, ma la domanda è: che o chi cazzo devi provocare ogni volta?.
L’esempio più palese di “provocazione” è la Fontana di Duchamp, firmata R. MUTT. poiché voleva stravolgere gli schemi. Un orinatoio, che alcuni definiscono un ventre materno, a causa del fatto che, se metti la R alla fine di Mutt viene MUTTER che vuol dire madre in tedesco, un classico gioco di parole che fanno i Francesi naturalizzati americani, con le parole tedesche. N. Mama, maman (fr=madre) oppure R. Moth (en=madre con l’aggiunta di e tipo prima), evidentemente non andavano bene. Comunque alla fine senza perderci in chiacchiere assurde alla Giacobbo, rimane un merdosissimo orinatoio. Insomma il significato non è l’opera perché fatta ma perché “scelta”; l’artista “SCELTO” da critici “SCELTI” sceglie di  “SCEGLIERE” un’opera, manca il fare.
Fontana_di_Duchamp

Bello eh…
E’ interessante…
E pensare che l’opera originale è stata buttata in un trasloco, ma fortunatamente è stata fotografata e ricostruita. Grazie.












Io tutte queste provocazioni non le capisco, o meglio, non capisco gli schemi, dettati anche dallo stesso Duchamp, 8 anni per il suo magnum opus Il Grande Vetro, che cambia, con il passare degli anni, il suo significato, e quindi la provocazione.


grandverre
Bello eh…
E’ interessante…
Tipo il titolo vero è “la sposa messa a nudo dai suoi scapoli, anche”… Anche cosa? cioè anche da me che guardo? o anche da te che l’hai fatta? Comunque mentre ci lavorava e dava, di anno in anno significati diversi, si è rotto il vetro e ha deciso che il destino influenzò la sua opera, e l’ha lasciata così, alcuni dicono che “sembra incompiuta”. O semplicemente ha rosicato come un bambino viziato (classico degli artisti) e ne ha iniziata un’altra. Bella cosa. xmila euro.







Comunque tornando al nostro Sterling Ruby, lui fa collage di cose tipo foto unghie, medicine e scatole di medicine. Ne propongo una, non credo sia il “the best” ma insomma…

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Mh….
Che dire…
Ah, ovviamente gli affreschi a palazzo Ruspoli erano coperti, non sia mai dovessi distrarti…












Io lo so che tendenzialmente non capisco nulla di arte, ne moderna, ne contemporanea, ne astratta, ne classica, ma una cosa la so, l’arte è diventata “contestuale” non c’è nessuna scuola, nessuno studio, solo il contesto in cui viene esposta, da significato e valore, se io mettessi quell’orinatoio all’autogrill Tasso Sud sull’A24, la gente ci piscerebbe dentro, con la scritta annessa, forse ne troverei pure altre tipo “belo cazo maschio fa sexo 367278etc” eppure non farebbe arte. Se prendessi poi lo stesso orinatoio dopo che ci sono passati i trans di turno e lo mettessi al Macro, la gente direbbe che è “UNA PROVOCAZIONE” si… lo sarebbe a te che lo stai guardando brutto deficiente.
Comunque voglio aggiungere un aneddoto che mi ha fatto giungere alla teoria della contestualità.
Joshua Bell, virtuoso del violino, suona 45 minuti in una metropolitana, alza 23 dollari, più di mille persone passano la davanti, solo i bambini si fermano ad ascoltarlo, ancora non sono entrati nel concetto “contestuale” ma i genitori avrebbero pagato probabilmente 100 dollari la sera prima, per una poltrona in fondo ad un teatro, e sentire gli stessi pezzi, i più complessi nell’esecuzione, ma in un contesto diverso. Niente applausi, niente ovazione.

lunedì 16 settembre 2013

Posted by Adespoto Posted on 13:14 | 6 comments

miniLei #? - Rosa e Rosso

Rosa è il colore che vorrei del fiocco davanti alla porta di casa. Rosa è il colore delle sue labbra. Quando vedevo i film assieme a lei, immaginavo di avere un’isterica, distruttiva, eccentrica, presenza tra di noi, questa presenza, non ci divideva, rappresentava la nostra unione, rappresentava il nostro amore, ma  non un amore normale, un amore forte, impetuoso, a volte pregno di difficoltà. Ma una cosa ci univa, guardare nella stessa direzione, non cercavamo un posto, non desideravamo il divano di design più del divano di ikea, serviva solo un divano, l’importante era la nostra presenza. La minipresenza. Quando immaginavo la scelta del film, intravedevo conversazioni che partivano dalla qualità della copertina e finivano al tempo atmosferico, e nonostante ci divertivamo un mondo a fare così, dal basso appariva un dvd de La Sirenetta, visto forse 40 volte, ma con un sorriso alla fine prendevamo posizione, e stuzzicavamo, mentre più che guardare il film passavamo il tempo a guardare minilei e guardarci negli occhi.
Rosso è il colore della passione, del sangue, c’è un modo di dire che non ho mai usato davanti a lei, sangue mio. Lei è il mio sangue perché l’ha sostituito, la minilei è il mio sangue per dato di fatto. Rosso è quello che diventa il colore delle nostre guance, quando ci baciamo, rosso è il cappottino che ci piace di più con delle palline al posto dei bottoni. tipo pompon.
Il punto è che non credo esista la perfezione, credo venga creata, quel cappottino preso assieme, è perfetto, non per il cappottino in sé ma perché siamo noi che lo rendiamo tale.  Il fiocco ,che sia rosa o blue, sarebbe perfetto. Se passi dal guardarti in volto, per rossa passione, a guardare in direzione del rosa, allora è perfetto.
Io guardo sempre le sue labbra, sono rosa, lei guarda sempre le mie, sono rosse.