martedì 11 febbraio 2014

Posted by Adespoto Posted on 12:50 | 2 comments

Lei #37 - One year ago

La serata era una come tante altre io giocavo con lei e lei giocava con me, facevamo un gioco diverso, dovevamo decidere la distanza di sicurezza per evitare che arrivassimo a baciarci. 20 centimetri, presi con un metro IKEA, ci giocavamo i centimetri con piccole scommesse e altre stupidaggini simili, vedevamo la fettuccia che pian piano diventava sempre più corta, a forza di tagliare 2 o 3 cm. E lei che sorrideva ogni taglio. Poi arrivò a 2cm.
Due centimetri sono veramente pochi, si può dire quasi nulla, eppure mi sembravano troppi. Abbiamo smesso questo gioco, senno finiva male, ci siamo alzati abbiamo parlato e davanti alla finestra lei mi ha dato un bacio, a stampo si, ma quando ha percorso quel fantomatico 10% di distanza che deve percorrere una donna, dopo il 90% maschile, avrei voluto che non finisse mai quel momento. Poi ce ne fu un altro sulla porta, ricordo ancora le sue mani intorno al mio collo. L’ho vista andare via, era bagnato per terra, aveva piovuto, ma comunque il cielo era terso, sono rimasto appoggiato a quella porta per 20 minuti almeno, non mi aspettavo tornasse indietro, cercavo di capire perché la musica cambiasse sempre durante un film se c’è la scena del bacio atteso dal pubblico. Lo capii solo allora.

46 giorni dopo


Ancora la mia sveglia del mattino ha come messaggio “Comprare Ovetti, Rimmel L’oreal x5 Nero, Matita per occhi”. Perché io facevo le commissioni prima di arrivare. Mi piaceva e mi piace ancora l’idea di svegliarmi perché ci sono delle cose che devo fare. Ora mi alzo tardi, faccio sempre e costantemente tardi a lavoro, vado via molto presto. Non sono mai stato attaccato al posto di lavoro. Arrivo con i miei 20-30 minuti di ritardo a discapito dei 20-30 minuti di anticipo per prendermi un caffè con lei. Non ha senso togliere ore al mio sonno per venire in un posto che ho sempre odiato. Apro la porta ogni giorno risulta più pesante, ora la sua stanza è una specie di magazzinetto, apro la porta della sua stanza e socchiudo gli occhi, e sento il suo “buongiorno” e la vedo dietro al monitor. Ovviamente quel “buongiorno” è molto poco realistico e sorridevo sempre, perché ci eravamo già sentiti per 30 minuti al telefono (non ho mai capito perché parliamo così tanto) ci siamo dati appuntamento, abbiamo fatto colazione assieme, o addirittura sono andato io a prenderla, e ci siamo fatti un pezzo di strada a piedi, mano nella mano. Andava bene anche così mi faceva ridere quanto ci tenesse a questa cosa, e se ci teneva lei ci tenevo anche io. Comunque non c’è la scrivania, non c’è il monitor, ma cosa più importante non c’è lei, richiudo la porta ed entro nella mia già abbastanza contrariato. Mi giro sulla destra e vedo i segni sul muro, ci sono righe, impronte, diverse impronte delle mie e delle sue mani. Chiudo gli occhi tutte le mattine sperando prima o poi di sentire i suoi passi per il corridoio o la sua chiamata mattutina al telefono con la madre, con cui alla fine finisce sempre ad alzare la voce.
Sono 46 giorni che do un buongiorno ad una chat che mi risponde che “l’utente è offline” ma fortunatamente sono molto veloce a chiudere la finestra per non leggere quel messaggio.
La sua teoria era che “con il tempo vedrai che passa”, mi permetto dissentire, non è passata a nessuno, ne a me ne a lei ne  a nessun altro, pochi mi chiedono direttamente come sta, o cosa fa, sanno perfettamente che c’era un rapporto più che lavorativo eppure continuano ad avere questa reverenza nei miei confronti quando si parla di lei. Come nessuno faceva commenti “da camerata” nessuno chiede niente, sanno che mi fa male come argomento, lo percepisco.

Non mi sento a casa da 46 giorni, nonostante stia vivendo un vero sfratto di tutta la combriccola, malati inclusi, io non mi sento a casa da molti giorni, per questo è inutile chiedermi: ”come mai sembra che non te ne freghi nulla che devi lasciare casa?”… “la mia casa, quella vera, è a 60 km da qui.”


Nessun luogo è lontano, è sempre e solo, un fatto di tempo. E il tempo è relativo.
-Ci vuole un casino di tempo, tipo un’ora-
-Mah, guarda, con un’oretta ci sei, niente di che-

2 commenti:

  1. Non c'è possibilità alcuna di migliorare questa situazione?

    Moz-

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  2. Questa sua scelta di vivere per finta è insopportabile

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