Ho sempre creduto fosse vero
Ci si bacia ad occhi chiusi, forse anche per non ridere
Me se riesci a stare con gli occhi aperti, baciare e ridere mentre ti sfiori con le labbra, cos’è? Un bacio anch’esso?
Non avevo mai classificato i baci, o comunque non mi era mai interessato farlo, non credevo che mi bastasse sfiorare le labbra per considerarlo tale, non credevo si potesse fissando gli occhi, baciare ad occhi chiusi ti aiuta a sognare, perché mai dovrei chiuderli, ce l’ho davanti ed aperti.
Baci si ne ho dati, guardato negli occhi, mai volutamente; questo era bello lo può dire solo lei perché, cazzo se ti lascia il segno, minuti a giocare a –non ti bacio- mentre comunque l’embolo sale, e poi lo sai che ci si casca, non perché si avvicina, ma perché senti che si abbandona sulla spalla, e allora puoi avvicinarti quel mezzo centimetro di più, non esiste più niente, e quando ti rendi conto che con un bacio non esiste niente perché volere altro?
Quando gli occhi ricominciano a brillare, ti dicono oh guarda è tornato, sti giorni era sparito, perché semplicemente hai riscattato te stesso.
Ridere è una cosa difficile, baciare è una cosa difficile, sognare ancora di più.
Se il primo bacio lo dai grazie ad un pezzo di metro dell’IKEA, utilizzando la scusa che bisogna stare a 20cm di distanza e piano piano, cominci a tagliare quella fettuccia di carta, fino ad arrivare a 2cm, e lì dici ci manca veramente poco così, già hai suggellato il bacio, hai respirato il suo respiro, non l’hai mai fatto, e non ci avevi mai fatto caso prima, quello che è sempre stato ovvio non lo era più.
Il primo bacio è rubato.
Il mio vero primo bacio è misurato, svedese e gratis all’entrata.
Se mi chiedessero di raccontare il mio primo bacio racconterò questo, non perché sia vero, ma perché lo è per me. La realtà è quella che noi tutti crediamo sia. Io lo racconterò credendoci, l’ascoltatore mi crederà perché non ha motivo alcuno di dubitare, ho creato una realtà parallela, che diventerà quella effettiva.