venerdì 26 aprile 2013

Posted by Adespoto Posted on 09:49 | 2 comments

Lei #8 - Le Scatole

Per noi “la scatola” rappresenta il regalo, il pensiero. Ci fu una mail che le mandai il giorno prima di San Valentino, perché è bello prendere per il culo le feste, che si chiamava proprio “La mia Scatola”. Il concetto delle scatole è nato dall’impossibilità di metterci qualcosa dentro, quindi c’è un buon contenitore, tanti sogni e tanto sentimento all’interno. Sono cose frivole, sciocche, a volte stupide, ma erano le uniche cose che potevo fare.

 

Gli origami

 

Il cigno (venuto male rinominato Cogno), non so se esiste ancora, ma non credo sarà mai dimenticato, era nel portafogli. Le farfalle, gli origami farfalla ci accompagnano da quando lei disse che aveva le farfalle nello stomaco, quelle da 15 enne, che a quasi 30 però sono più terribili, un po’ come l’appendicite. Queste farfalle le trovava sulla scrivania, sotto la tastiera, nella borsa, sui tergicristalli, insomma fin dove potevano arrivare nel momento più opportuno, apparivano.

 

I baci

 

I Baci Perugina, sono stati presenti al nostro primo bacio, quando i 2 baci non mangiati, si sono trasformati in 2 baci dati. Mi ricordo ambedue come fosse adesso. Non è stato il mio primo bacio, ma sarà il momento che mi tornerà sempre in mente ad occhi chiusi. Il bello dei baci è aprirli e cambiare il bigliettino, senza scriverci chissà cosa, l’importante è averlo fatto, l’importante è che l’anonimo che scrive “ti amo” non sia anonimo per chi scarta.

 

Il finto letto

 

Una delle cose che non sarebbe mai successa è di andare a letto assieme, non per fare chissà cosa (come se fossi capace di resistere, ma è bello dirlo), ma semplicemente per starci, l’unico modo che mi venne in mente fu disegnare con i post-it un letto, la cosa molto divertente era che mi aiutavano a rispettare le proporzioni i miei colleghi, ignari che fosse un letto, dissi a tutti “Mi serve per farmi un mobile su misura per la tv; solitamente lo faccio con i post-it sulla parete per rendermi conto delle proporzioni”. Bella cazzata. ma funzionò, e presi anche i complimenti per l’idea dei post-it. La feci entrare in stanza quando non c’era nessuno, ad occhi chiusi la feci appoggiare al muro e le dissi “ti ricordi cos’hai detto? -E’ impossibile che noi andiamo a letto assieme- bene, ti ho messo il letto dietro io”. Fu molto divertente, stupido ma divertente. E sta cosa di disegnare i mobili, non è poi così male con lo scotch di carta A bocca aperta (life-hack).

 

Il nuovo monitor

 

Quando ci portarono il nuovo monitor, quello da parete, quello “fico”, mi venne l’idea di mettere un software che faceva scorrere dei “finti-desktop” ne creai 4 e su ognuno scrissi un file word, la feci entrare e la misi di fronte allo schermo, e feci partire le slide (non ho mai capito perché non feci un powerpoint ma vabeh), comunque all’inizio le chiesi su schermo di abbracciarmi, e mentre le dicevo le cose da schermo, tra cui –non darmi uno scappellotto- etc. lei mi stringeva, e piano piano entrava a far parte di me, più di quanto facessi io parte di me. Le uscì qualche lacrima, ma so che non dimenticherà mai questa cazzata.

 

Non mi sono mai aspettato un bacio dopo queste cose, anche se uno spettatore avrebbe potuto aspettarlo perché gli spettava, essendo spettatore. Ma non essendocene non era obbligato. Sono arrivati nel momento in cui dovevano arrivare. I buoni 20 cm di distanza di sicurezza da rispettare non hanno mai dato i risultati ottenuti. I giochi del non-fare, fanno fare sempre.

Di tutta risposta, io avevo i suoi sorrisi, avevo il suono della sua risata e gli occhi lucidi, avevo gli zigomi arrossati, avevo le labbra che si schiudevano come a dire –baciami-. A discapito di quello che possa sembrare, mi ricordo abbastanza bene quello che feci, ma perfettamente le sue reazioni, mi ricordo che al secondo-primo bacio mi strinse la mano e se ne andò ma lasciò la mano solo dopo aver girato l’angolo (rimasi 5 secondi con la mano tesa). Ricordo che con il monitor rideva dicendomi “tu sei tutto matto” aveva gli occhi lucidi e si accarezzava i fianchi prima di riabbracciarmi. Ricordo che al finto letto –Non ce posso pensà… sei un deficiente- vero, ma sarà colpa sua se “deficio”. Gli origami, quanto se li guardava…, queste farfalle, tante buttate, altre sparse sulla scrivania, ma saranno sempre presenti nello stomaco.

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