lunedì 21 gennaio 2013

Posted by Adespoto Posted on 16:04 | No comments

Prese di coscienza in ritardo

Ti rendi conto di quanto un sorriso cambi la vita delle persone quando nel momento stesso in cui c'è un ictus in corso, quando vedi il volto che cambia, che si spegne e riesci a far sorridere la persona che ha quel trauma, e vedi quanto la vita di quella persona sia stata un continuo stress, a causa tua. Per quanto tu possa pensare di non essere la causa, ti ritrovi comunque ad essere la concausa di quello che è successo.
Sei stato per una vita il "cocco di mamma", hai avuto tutto quello che volevi e te ne sei lamentato, hai parlato per ore di quanto non parli con tua madre, e ti accorgi che sei tu, che non ci hai mai voluto parlare, non hai mai voluto ascoltarla, ed è rimasta sola, sola con i suoi problemi creati dagli altri, che tutte le volte che litigavi con lei (concausa), non aveva senso, non sei riuscito mai a farla tranquillizzare quando stava bene.
Poi dopo parecchi anni provi ad approcciare in maniera diversa, abbracciandola spostando il deambulo a cui è attaccata e dicendole che le vuoi bene, cosa mai detta, sempre sentita dire dagli altri, sempre nascosta, sempre considerata ovvia; e vedi un pianto, un pianto che non hai mai visto, non di rabbia come son sempre stati, ma come se per la prima volta le avessi dimostrato che sei suo figlio e le vuoi bene.
Le vuoi bene nonostante voglia tenere le pentole impilate sulla macchina del gas, nonostante voglia tenere le buste appese alle scale, nonostante i 1000 gingilli attaccati allo scolapiatti. Perché, parliamoci chiaro, sono le sue cose, è la sua vita, è quello che si è creata a discapito di tutto quello che ha fatto per te, sono solo gingilli, ma rappresentano il suo habitat. Perché ognuno di quei gingilli è stato usato per fare qualcosa a te.
Sono passati 2 mesi e mezzo e la situazione non migliora come speri, nonostante la sua depressione, i suoi problemi (sempre creati da te),  ti riempie il cuore vederla ridere, per una stronzata, per una cena in più a casa, ora che sta "non bene". E vorresti tornare indietro per recuperare quello che hai perso - il tempo - ma sai che non è possibile, e capisci che inconsciamente ti sei comportato con tua madre nel modo opposto di come solitamente ti comporti con tutte le altre persone, perché -la mamma è sempre la mamma- e puoi dire quello che vuoi, tanto lei, più di sentirsi male per te, e nel lettino di ospedale preoccuparsi di dirti dove sono i soldi per fare la spesa, mentre è paralizzata su un lato e viene spostata come fosse una giacca, non fa.

Categories: ,

0 commenti:

Posta un commento