martedì 30 aprile 2013

Posted by Adespoto Posted on 13:07 | 10 comments

Lei #9 – I Baci

Ho sempre creduto fosse vero

Ci si bacia ad occhi chiusi, forse anche per non ridere

 

Me se riesci a stare con gli occhi aperti, baciare e ridere mentre ti sfiori con le labbra, cos’è? Un bacio anch’esso?

Non avevo mai classificato i baci, o comunque non mi era mai interessato farlo, non credevo che mi bastasse sfiorare le labbra per considerarlo tale, non credevo si potesse fissando gli occhi, baciare ad occhi chiusi ti aiuta a sognare, perché mai dovrei chiuderli, ce l’ho davanti ed aperti.

Baci si ne ho dati, guardato negli occhi, mai volutamente; questo era bello lo può dire solo lei perché, cazzo se ti lascia il segno, minuti a giocare a –non ti bacio- mentre comunque l’embolo sale, e poi lo sai che ci si casca, non perché si avvicina, ma perché senti che si abbandona sulla spalla, e allora puoi avvicinarti quel mezzo centimetro di più, non esiste più niente, e quando ti rendi conto che con un bacio non esiste niente perché volere altro?

Quando gli occhi ricominciano a brillare, ti dicono oh guarda è tornato, sti giorni era sparito, perché semplicemente hai riscattato te stesso.

Ridere è una cosa difficile, baciare è una cosa difficile, sognare ancora di più.

Se il primo bacio lo dai grazie ad un pezzo di metro dell’IKEA, utilizzando la scusa che bisogna stare a 20cm di distanza e piano piano, cominci a tagliare quella fettuccia di carta, fino ad arrivare a 2cm, e lì dici ci manca veramente poco così, già hai suggellato il bacio, hai respirato il suo respiro, non l’hai mai fatto, e non ci avevi mai fatto caso prima, quello che è sempre stato ovvio non lo era più.

Il primo bacio è rubato.

Il mio vero primo bacio è misurato, svedese e gratis all’entrata.

Se mi chiedessero di raccontare il mio primo bacio racconterò questo, non perché sia vero, ma perché lo è per me. La realtà è quella che noi tutti crediamo sia. Io lo racconterò credendoci, l’ascoltatore mi crederà perché non ha motivo alcuno di dubitare, ho creato una realtà parallela, che diventerà quella effettiva.

lunedì 29 aprile 2013

Posted by Adespoto Posted on 12:14 | 14 comments

New generation, idyllic situation.

Partire assieme ad un amico, ad una coppia di ragazze di 23 anni, ed un quartetto di ragazzini tra i 17 ed i 19 anni, ti fa sentire un po’ “La compagnia del Fardello”, praticamente hanno lo spirito di adattamento di un pinguino nel deserto del Gobi, e sono poco svegli.

Ragazza 1: –Fa freddo, fa caldo, fa tiepido, è lontano? manca molto? quando arriviamo? Continuamente per 2 ore di viaggio.

Ragazza 2: – Quella che si sente fica, ma che da ragazzina la madre le diceva “Bella de Zia”

lei: "oh quello me sta a fissà, ma che vorrà”

io: “se sta a chiede se avemo vestito er cane per portarlo sul treno”

Ragazzo 1: Settimana enigmistica alla mano “Il leale ne ha una sola!” 6 lettere!

Ragazzo 2: “Fammi pensare… A.”

io: “Cosa A? cos’è A? 6 volte A?”

Ragazzo 3: “Aspè non è che è Soia?”

io: "Soia? Che c’hai un paroliere nel cervello e sei stato scosso”

Ragazzo 4: “Famo i puntini che è più divertente”

io: “eh na favola fa i puntini in 4… ve divertirete sicuramente”

Questo è stato l’incipit del viaggio, quando siamo arrivati al residence, siamo scesi subito a mangiare per poi andare a fare il torneo, R2 ci ha fatto fare tardi perché ha passato innumerevoli minuti chiuso nel bagno a sistemarsi i capelli, anche RA1 e RA2 si sono meravigliate che ci mettesse così tanto, quando è uscito, aveva ancora la verdura nei denti e gli ho detto:

“almeno te potevi lavà i denti in questi 40 minuti, è na giornata che magni monnezza, se te magni un arbre magique al pino silvestre pare che hanno cagato nel bosco.”

La convivenza è stata dura, ovviamente per loro, perché non gliene facevo passare liscia una, ma qualcuno deve pur rimetterli in riga, già mi sono fatto 300km per un torneo di merda con dei ragazzini, almeno non voglio che mi facciano mangiare alla “pizzeria napoletana VESUVIO ad Arezzo” diciamo che non sarebbe proprio la scelta ottimale, visto che in tutti loro,  nelle cellule, non militano geni ma handicappati.

Quando li sentivo parlare tra di loro sembra di assistere ad un grammelot (strumento recitativo che assembla suoni, parole, onomatopee e fonemi privi di significato, in un discorso), rimani sbigottito, non sai se credere che siano degli ottimi artisti dediti alla recitazione iperbolica, o semplicemente degli analfabeti che non hanno cognizione di vocabolo alcuno.

E tra due scelte è sempre la seconda quella corretta.

venerdì 26 aprile 2013

Posted by Adespoto Posted on 09:49 | 2 comments

Lei #8 - Le Scatole

Per noi “la scatola” rappresenta il regalo, il pensiero. Ci fu una mail che le mandai il giorno prima di San Valentino, perché è bello prendere per il culo le feste, che si chiamava proprio “La mia Scatola”. Il concetto delle scatole è nato dall’impossibilità di metterci qualcosa dentro, quindi c’è un buon contenitore, tanti sogni e tanto sentimento all’interno. Sono cose frivole, sciocche, a volte stupide, ma erano le uniche cose che potevo fare.

 

Gli origami

 

Il cigno (venuto male rinominato Cogno), non so se esiste ancora, ma non credo sarà mai dimenticato, era nel portafogli. Le farfalle, gli origami farfalla ci accompagnano da quando lei disse che aveva le farfalle nello stomaco, quelle da 15 enne, che a quasi 30 però sono più terribili, un po’ come l’appendicite. Queste farfalle le trovava sulla scrivania, sotto la tastiera, nella borsa, sui tergicristalli, insomma fin dove potevano arrivare nel momento più opportuno, apparivano.

 

I baci

 

I Baci Perugina, sono stati presenti al nostro primo bacio, quando i 2 baci non mangiati, si sono trasformati in 2 baci dati. Mi ricordo ambedue come fosse adesso. Non è stato il mio primo bacio, ma sarà il momento che mi tornerà sempre in mente ad occhi chiusi. Il bello dei baci è aprirli e cambiare il bigliettino, senza scriverci chissà cosa, l’importante è averlo fatto, l’importante è che l’anonimo che scrive “ti amo” non sia anonimo per chi scarta.

 

Il finto letto

 

Una delle cose che non sarebbe mai successa è di andare a letto assieme, non per fare chissà cosa (come se fossi capace di resistere, ma è bello dirlo), ma semplicemente per starci, l’unico modo che mi venne in mente fu disegnare con i post-it un letto, la cosa molto divertente era che mi aiutavano a rispettare le proporzioni i miei colleghi, ignari che fosse un letto, dissi a tutti “Mi serve per farmi un mobile su misura per la tv; solitamente lo faccio con i post-it sulla parete per rendermi conto delle proporzioni”. Bella cazzata. ma funzionò, e presi anche i complimenti per l’idea dei post-it. La feci entrare in stanza quando non c’era nessuno, ad occhi chiusi la feci appoggiare al muro e le dissi “ti ricordi cos’hai detto? -E’ impossibile che noi andiamo a letto assieme- bene, ti ho messo il letto dietro io”. Fu molto divertente, stupido ma divertente. E sta cosa di disegnare i mobili, non è poi così male con lo scotch di carta A bocca aperta (life-hack).

 

Il nuovo monitor

 

Quando ci portarono il nuovo monitor, quello da parete, quello “fico”, mi venne l’idea di mettere un software che faceva scorrere dei “finti-desktop” ne creai 4 e su ognuno scrissi un file word, la feci entrare e la misi di fronte allo schermo, e feci partire le slide (non ho mai capito perché non feci un powerpoint ma vabeh), comunque all’inizio le chiesi su schermo di abbracciarmi, e mentre le dicevo le cose da schermo, tra cui –non darmi uno scappellotto- etc. lei mi stringeva, e piano piano entrava a far parte di me, più di quanto facessi io parte di me. Le uscì qualche lacrima, ma so che non dimenticherà mai questa cazzata.

 

Non mi sono mai aspettato un bacio dopo queste cose, anche se uno spettatore avrebbe potuto aspettarlo perché gli spettava, essendo spettatore. Ma non essendocene non era obbligato. Sono arrivati nel momento in cui dovevano arrivare. I buoni 20 cm di distanza di sicurezza da rispettare non hanno mai dato i risultati ottenuti. I giochi del non-fare, fanno fare sempre.

Di tutta risposta, io avevo i suoi sorrisi, avevo il suono della sua risata e gli occhi lucidi, avevo gli zigomi arrossati, avevo le labbra che si schiudevano come a dire –baciami-. A discapito di quello che possa sembrare, mi ricordo abbastanza bene quello che feci, ma perfettamente le sue reazioni, mi ricordo che al secondo-primo bacio mi strinse la mano e se ne andò ma lasciò la mano solo dopo aver girato l’angolo (rimasi 5 secondi con la mano tesa). Ricordo che con il monitor rideva dicendomi “tu sei tutto matto” aveva gli occhi lucidi e si accarezzava i fianchi prima di riabbracciarmi. Ricordo che al finto letto –Non ce posso pensà… sei un deficiente- vero, ma sarà colpa sua se “deficio”. Gli origami, quanto se li guardava…, queste farfalle, tante buttate, altre sparse sulla scrivania, ma saranno sempre presenti nello stomaco.

giovedì 25 aprile 2013

Posted by Adespoto Posted on 03:44 | 2 comments

Lei #7 - La promessa

Quello che avevo promesso è che non avrei più ascoltato questa canzone, perché non era giusto, ora so per certo che la cosa giusta da fare è dedicargliela, non perché voglio il mio what I want ma perché è giusto che lei abbia il suo. 
Lei ha paura di una cosa, che io arriverò ad odiarla o che sarò arrabbiato con lei e la rabbia mi farà fare cose stupide. 
Penso che se tra 20 anni la incontrassi, dopo 20 anni di silenzio la mia reazione sarebbe un abbracciami. Come fu il suo primo.
Io non so come andrà il futuro, il mio, il suo, ma so per certo che quello che ho promesso lo mantengo, non farò mai in modo di rovinarle la vita per quanto abbia voglia di cambiargliela, e tanto meno arriverò ad odiarla, per quel tempo che resterà possibile, o che mi verrà concesso le dirò che la odio ma che la odio più della mia stessa vita.


Questa invece la dedico a me.
Ma se vuole anche un po' a lei.

mercoledì 24 aprile 2013

Posted by Adespoto Posted on 13:38 | 6 comments

Lei #6 - Le uscite

LEI: non lo so chi sei, però ti sogno quasi tutte le notti. perché?
LUI: che penseresti se ti dicessi che quel diario che leggi ogni giorno un tempo era pieno di cose che riguardano me?
LEI: penserei che la cosa è molto sensata.
LUI: tu mi hai cancellato dalla memoria perché credevi di impedirmi di avere una vita piena e felice.. ma hai fatto uno sbaglio, vivere con te è l'unico modo per avere una vita piena e felice. tu sei la ragazza dei miei sogni! E a quanto pare io sono l'uomo dei tuoi.
50 volte il primo bacio




Il regalo

Fu l’unica volta che mi sentii felice dentro un centro commerciale, tempo prima parlando con lei, mi disse che “la persona giusta” è quella con cui stai bene ovunque, anche dentro un centro commerciale. Fu un’oretta e mezza degna d’essere vissuta, non eravamo li per me, ne eravamo per lei, doveva comprare un regalo. Ci divertimmo, come d’uopo facemmo una scommessa e lei la perse, punizione indossare un giacchetto con le paillettes blu…  non ho foto che incorniciano questo momento. Ho solo in mente la sua faccia quando ha aperto la tenda del camerino… Camminammo, scherzammo, lei rise (per me fu tutto)… forse ogni giacchetto simile le ricorderà quel momento, a me succede ciò.
Nonostante ci perdemmo sia all’andata che al ritorno, poter sfiorare la sua mano sul cambio bastava a non darmi più sentore del tempo. Era fermo e andava bene così.

I video

Ogni occasione era buona per passare del tempo con lei, figurarsi se mi capitava la 2° occasione per andare fuori dalle 4 mura che ci hanno conosciuto. Mi impuntai per accompagnarla, alla fine cedette, perché anche lei voleva essere la con me. Risultato ci perdemmo, sia all’andata che al ritorno. Ritirò i video, ricordo il suo sguardo su di me, fisso, lei spesso non se ne rende conto, ma quando mi guarda si chiude sempre la parte inferiore del labbro, e si velano gli occhi. Non lo ammetterà mai, ma va bene così, pare. Nel momento in cui mi riavvicinai al parcheggio dove era la sua macchina, mi disse una cosa che ancora ricordo, sia il tono, sia il modo, sia lo sguardo basso che aveva, e gli occhi spalancati, disse precisamente –vrr srirti lno- ovviamente io capii, immagino lei l’abbia solo pensato, ma tante volte i pensieri si accumulano talmente tanto che fanno fatica a rimanere dentro. Così le chiesi cosa avesse detto, perché una cosa detta ha un altro senso –vorrei stringerti la mano-, così fu… mi strinse la mano, mi piaceva, sentivo che non voleva lasciarla, cambiava temperatura, era freddina, ma prese il tepore delle mie. Andava bene così.

Il gelato

Poco tempo fa, lei ebbe un guasto al motore dello scooter, nonostante cercai di aiutarla le mie doti di meccanico non sono un grande aiuto se non per accendere o spengere un macchinario semovente. Detto ciò, per fortuna, o per caso, o perché non bisogna lasciare nulla di intentato. Mi ritrovai nel momento giusto al posto giusto, così la potei accompagnare, era una bella giornata, e lei mi chiese di prendere un gelato, ovviamente cercai la gelateria più buona che conoscevo, che non trovavo da anni. La trovai subito. Mentre eravamo seduti sulle sedie fuori, lei mi disse una cosa che mi fece dimenticare tutto, –stiamo proprio bene- e non è la frase in se, ma il tempo, non fu un condizionale, io glielo feci notare perché lei lo fa sempre, ho visto il cambiamento del suo sguardo, ho visto che non vuole cambiare il tempo, ma che vorrebbe fermarlo, più ci avvicinavamo alla separazione e più il suo volto trasmetteva questa sensazione, come si rabbuiava Roma, si rabbuiava lei, e quel roseo colore che c’era su quelle sedie, svaniva avvicinandoci al mio scooter per la separazione, perché la vita ti leva sempre e solo, non ti da mai niente, la vita da sola non ti da un fottutissimo cazzo. Le cose sono lì e devi andarle a prendere.

Io non sono capace di fermare il tempo, ma quando lei me ne da la possibilità sono capace di creare attimi indelebili, perché è quello che voglio. Non mi interessa ci siano foto a dimostrarlo, non mi interessano neanche testimoni; mi interessa che ogni volta che avrà in mano una coppetta, ogni volta che sarà seduta su un posto simile si ricorderà che si è avvicinata dicendo che le faceva male la schiena, si ricorderà che stiamo bene, che Elisa ci guardava come se sognasse la nostra “storia”. Elisa, una perfetta sconosciuta, presentata sul momento si ricorderà di noi. Non è una testimone, o una comparsa, l’ho resa attorice quel giorno. Da commessa della gelateria ad attrice è un buon salto di qualità. Ha seguito la sua parte nel migliore dei modi. Solo una cosa non sapeva Elisa, e non l’avrebbe immaginata neanche, Roma si è rabbuiata, io con essa e forse anche lei.

martedì 23 aprile 2013

Posted by Adespoto Posted on 10:52 | 8 comments

Le cose che ti cambiano la vita

Siano esse conoscitive che pratiche.

 

Bene, un titolo così da aspettative veramente alte, invece saranno dispensate informazioni inutili, ma curiose.

 

La balla di fieno

E’ evidente che la palla di fieno non rotoli grazie al vento, quella che vediamo rotolare è in realtà una Salsola, questa non è secca ma si stacca da sola dalla terra per farsi trasportare dal vento. Chiamato anche rotolacampo è oramai entrato nella cultura popolare come simbolo di piattume. In realtà è il processo con cui spargono i propri semi.

 

Fuck

 

Voglio smentire una leggenda metropolitana, dove viene spiegato che f.u.c.k. sia l’acronimo di Fornication Under Consent of the King. Non è così, è una parola antica e troviamo la derivazione in moltissime altre lingue tipo olandese (fokken) norvegese (focka) etc.

Questa cosa è interessante perché, solitamente, c’è chi si vanta di “saperne una più di te” ed è qualcosa di letto su “lo sapevi che” o rubriche simili, quindi, la parte divertente è portare qualcuno, che sappiamo possa avere questa nozione grazie a fb o altro, a vantarsi di questa sua conoscenza e dopo appena finito il discorso e per pochi secondi ha goduto di una finta notorietà, glielo smontate e vi odierà, ma ne sarà valsa la pena.

(premetto, anche io sono appassionato di “lo sapevi che” ma, prima di vantarmi, mi informo bene, dovessi incontrare uno come me).

 

Le tic tac, queste sconosciute

 

 

Tutti abbiamo comprato le tic tac, è importante notare che niente è stato messo per caso in una confezione, il guaio è che non è stato mai spiegato come utilizzare quello che ci viene dato a disposizione. E queste caramelline ne sono l’esempio, avete mai notato quella scanalatura sul tappino che si apre?

 

 

Dividere tuorlo e albume like a boss

 

 

 

Se farete mai un dolce, vi troverete ad affrontare le uova, la fase più importante per fare una buona “neve” fermissima e difficile da smontare, è dividere bene tuorlo e albume, e si può fare in maniera veramente cool.

 

 

 

 

Piegare una semplice maglietta

 

 

Qualunque cosa tu sappia fare, c’è sempre un orientale che la farà meglio di te, ed è documentato su youtube.

lunedì 22 aprile 2013

Posted by Adespoto Posted on 10:36 | 18 comments

Lei #5– La gelosia.

Cos’è la gelosia? chiedevo sempre, nessuno sapeva darmi una spiegazione accettabile, nessuno sapeva perché era geloso, possessività? conservazione? moda?

Alla fine dicevo io non sono geloso, essere gelosi vuol dire nominare il proprio successore. Quanto sbagliavo lo capii molto dopo.

Quello che non capivo era che non potevo essere geloso, se di mio non rispettavo la persona di cui sarei dovuto esserlo, ma questa lucidità arrivò nel momento stesso in cui fecero il primo commento. Quel primo commento suscitò in me una rabbia di cui non avevo avuto coscienza. Non per il commento o la volgarità, ma perché esulava da tutto ciò che io pensavo di lei, cioè significava soffermarsi solo su una parte del corpo, perché devi farlo? perché con lei? e soprattutto perché pensi di potertelo permettere? Non puoi dire che è intelligente perché non la conosci? o perché uno stupido non può definire intelligente un’altra persona?

Sono geloso, profondamente possessivo, vorrei che ogni respiro ed ogni sguardo fosse mio, so che non possibile, ma è così che funziona, non pretendo una gabbia dorata intorno a lei, pretendo tu abbia le palle di non fare commenti soltanto quando è di spalle a x metri di distanza.

Sono geloso del sorriso, non voglio sia di qualcun’altro. So che quel sorriso timido, lo faccio uscire io, nessuno ne è in grado, tutti si adeguano, le cose cambiano dicono… no! Sei tu che cambi le cose. Sei tu che mantieni intatto uno status o lo modifichi. Sei tu la causa dei tuoi cambiamenti, positivi e soprattutto negativi.

 

Una delle cose più belle che mi sia stata detta, è stato quando le facevo i biscotti, io le dissi che “tanto li dovevo fare”, ovviamente non era vero ma lei mi disse no, non voglio, li voglio solo se li fai solo per me. “Cristo santo! Deficiente! Io mi alzo la mattina solo per questo.” pensai, e forse dissi pure,  non ricordo.

A suo modo fu una forma di gelosia. Forse la più bella forma di gelosia. Forse mi è piaciuto perché sentivo di appartenere a lei. Io non voglio lei sia mia, ècome mi sento io, in uno stato di appartenenza. 

No one gonna take me alive, dicevo… Faccio sempre errori ultimamente.

 

Quando ero via per quei pochi giorni diversi dai suoi, facevo di tutto perché non accadesse, e ancora è così. Impazzivo all’idea che qualcuno condividesse qualcosa, perché sapevo non avrebbe saputo apprezzare, alla fine si soffermava solo sul comportarsi come un ragazzino delle elementari, infastidire per avere attenzioni. Con la mia presenza si era creata una sorta di tabù, già solitamente non vengono fatti commenti a sfondo sessuale generici, perché la mia risposta è sempre “vaglielo a dire no?” e questa cosa scotta. Ma se lei passa e ci sono io, noto anche una certa difficoltà nel soffermarsi a guardarla di spalle. Onestamente, va bene così.

 

Lei si diverte di questa mia gelosia.

 

Ci sono cose per cui sono geloso che non le ho mai detto, ci sono cose per cui non dovrei essere geloso, ci sono cose che però non riesco a levarmi dalla testa. Quando sono nel letto, ho paura a rimanere sveglio, vado a letto solo quando sono stremato, e sempre con qualcosa da vedere in tv. Non mi piace fermarmi a pensare, quando lo faccio penso a chi ha goduto del sorriso, a chi ha potuto confortare il suo pianto, a chi ha potuto farle una carezza a chi le ha potuto dare un bacio.

Venerdì le ho dato un bacio all’ultimo secondo, perché volevo che quando chiudesse gli occhi ci avesse pensato. Non so se è stato così. Gliel’ho detto, forse anche inutilmente, voglio darti un bacio che non te lo dimentichi. So che non se ne dimentica neanche uno, ma alla fine è bello dirlo.

 

A lei piace. Ed è quello che conta.

 

Le avrei levato il rossetto messo all’ultimo, lei lo sa. E questo piace a me.

Questa è la canzone della mia gelosia. Lei la usa spesso. Mi diverte.

domenica 21 aprile 2013

Posted by Adespoto Posted on 03:58 | No comments

Lei, la musica

La musica esprime ciò che non può essere detto e su cui è impossibile rimanere in silenzio.
Victor Hugo





E' una questione di qualità: 
la tua presenza 
rassicurante e ipnotica 
mi affascina 
e gioca col mio senno 
e ne lascia ben poche briciole. 

E io amo darlo a te, 
o amabile 
custode degli sguardi che 
ti dedico 
fra lo sragionamento e l'estasi 
degli amplessi magnifici, 

perchè tu sai come farmi uscire da me, 
dalla gabbia dorata della mia lucidità; 
e non voglio sapere quando, come e perchè questa meraviglia alla sua fine arriverà. 

Musa: ispirami 
Musa: proteggimi 
Ogni ora 

mi strega e mi rapisce 
la tua giovane 
saggezza incomparabile 
(che ossequio) 
e l'eleganza di ogni tua 
intenzione è incantevole. 

e quando ti congiungi a me 
sai essere 
deliziosamente spinta 
e indocile, 
coltivando le tue bramosie 
sulle mie avidità. 

tu sai come farmi uscire da me, 
dalla gabbia dorata della mia lucidità; 
e non voglio sapere quando, come e perchè questa meraviglia alla sua fine arriverà. 
e sai come prenderti il bello di me 
mettendo a riposo la mia irritabilità; 
e non voglio sapere come riesci e perchè:è una meraviglia, e finchè dura ne godremo 
insieme. 

Musa: ispirami 
Musa: proteggimi 
Musa: conducimi 
Musa: adorami 
Musa: noi ne godremo insieme 

voglio aver bisogno di te: 
come di acqua confortevole. 
vuoi aver bisogno di me? troverai terreno fertile. 


venerdì 19 aprile 2013

Posted by Adespoto Posted on 12:42 | 10 comments

Lei #4 - Two years ago

19 Aprile 2011

 

Giornata piatta al lavoro, nuovo contratto, nuovi responsabili, nuovi gruppi. Tutti maschi, ma ci arriva la voce che sarebbe arrivata anche una ragazza. E tutti, eccola la, almeno è bona? Onestamente non ho commentato, me ne sono tirato fuori perché non mi piacciono le situazioni “da camerata” tra ragazzi, evito sempre, al solito chi commenta è un famigerato Marchiafava. Si presenta questa ragazzetta, non le davo più di 24 anni, piattine ai piedi, pantaloni neri, maglioncino. Una ragazza a modo. Indago.

Scendo a fumare una sigaretta con i due responsabili, e mentre lei torna in stanza con uno dei due, mi soffermo a guardarla mentre cammina. Fu la prima volta che la guardai in questa maniera. Commento di uno dei responsabili “non ci pensare m’è parente” ed io, odio ammettere i miei parziali errori di valutazione, “Ma scherzi, non me piace e poi me sa che se la tira”. Mi piace! Ecco dove sbagliai.

 

Dico che se la tira, perché so che la infastidisce, non che leggerà mai, ma mi piace pensare alla risposta che darebbe. Probabilmente “Ah, me la tiro eh! BENE!” che sta a significare –non ti cago per X tempo così soffrì finché non chiederai scusa per quello che hai detto pocanzi-.

 

19 Aprile 2013

 

Giornata notevolmente calda, c’è sciopero dei mezzi a Roma, ovviamente io non “posso” andare a prenderla, ovviamente non “devo” passare alla stazione. Ovviamente ho fatto tutto l’opposto non fidandomi del famigerato “domani non ci sarà sciopero”, quando mai ne scampiamo una di vacanza dei mezzi pubblici. Comunque a discapito delle regole, mi sveglio di buon grado prima del mio orario, e preso dalla fretta per paura di far tardi non carico il cellulare. Comunque so che in qualche modo rimedio, parto con il 50ino che mi obbliga a fare strade diverse da quella “comoda”, il caldo è terribile, arrivo circa alle 9.50 dopo essermi perso un pochino. La chiamo più volte, il telefono comincia a fare le bizze, chiedo ad un bar se ha un carica batterie, ad un altro, ad un edicola, e alla fine in una pizzeria un bengalese mi salva la vita e mi dice “sei molto agitato amico, t’aiuto io” e io “ne vale la pena fidati” e lui se la ride.

Dopo circa un ora si presenta, onestamente ne è valsa la pena, nonostante tutti i suoi fai tardi vai fai tardi vai è tardi fai vai non sarei mai andato via, avessi dovuto aspettare anche 24 ore. Partiamo, e lei mi mette il braccio intorno al collo per indicarmi una strada, è una scusa perché ci rimane, io le bacio il braccio, lei mi accarezza il petto. Mi cinge più volte, e mi dice “se m’avessi dato retta eravamo già arrivati” e io “se t’avessi dato retta staresti ad aspettare un autobus che non sarebbe mai passato” in realtà pensavo se t’avessi dato retta non ti avrei baciato il braccio e la mano, avrei perso un’altra occasione. Dopo l’organizzazione per l’arrivo separato, per un caso dobbiamo prendere l’ascensore, li la bacio, poi lei socchiude gli occhi e si riavvicina ci ribaciamo, è un bacio lungo un piano.

Se le avessi dato retta avrei portato quei fogli prima, e non avrei preso l’ascensore, non avrei avuto lei che mi abbracciava, e sicuramente l’ascensore non avrebbe assistito al bacio.

Se le avessi dato retta l’ascensore sarebbe triste.

Mai far intristire un ascensore.

Io amo l’ascensore.

giovedì 18 aprile 2013

Posted by Adespoto Posted on 18:36 | 5 comments

Lei #3

Ricordo addirittura che la accompagnai alla stazione per andare a Milano, era ancora il 2011, non era sensato, o meglio non lo era o sarebbe stato per nessuno, ma quando avevo l’opportunità di stare di più con lei non la perdevo, che sia anche per portarla tra le braccia di un altro, ci sarebbe andata comunque, ma io ci sarei stato fino all’ultimo secondo. Fu proprio mentre aspettavamo la metro, che notammo quanto i nostri pensieri erano sulla stessa lunghezza d’onda. Fu una delle separazioni al treno più difficili, era solo un weekend, a me sembrava infinito. E riuscivo solo a camminare lento mentre andavo via, immaginando che lei mi chiamasse da dietro, così non fu, quel treno era puntuale, io feci tardi ad un appuntamento. Al solito, ho seri problemi con i tempi quando si tratta di lei.

Se mi fossi visto dall’esterno mi sarei dato dello zerbino, inconcludente, schifoso rottame, mi sarei detto “fermala” oppure “sei un cretino”, ma essendo io l’altro avrei risposto “tu non capisci un cazzo, se avessi voluto –rubarla- non avrei avuto paura dei ripensamenti, io non voglio quello, non voglio che lei pensi che farei tutto per lei, voglio che lei capisca che ogni secondo per me è importante e che non mi interessa la strada che percorro ne la destinazione, ma solo averla accanto il più possibile” e mi sarei zittito con notevole classe.

Nel frattempo, per avere più momenti da incorniciare, ho cominciato a prendere più caffè, lei mi accompagnava, mi piaceva sentire “no grazie, ma se vuoi vengo lo stesso” per me era totalmente appagante, ma qualcuno doveva consumare, risultato me stava a venì un’ulcera da caffè, cominciai ad evitare quelli al di fuori del lavoro per prenderne uno in più a quella merdosissima macchinetta. Una delle cose che mi faceva impazzire era il suo andare via verso la sua stanza, ed io che la guardavo, ci mettevo tantissimo ad aprire la porta e lei di risposta si girava, sempre sul suo lato destro, oramai aveva capito che le guardavo il culo. Tutti lo facevano ma quando glielo dicevo io le veniva da sorridere ed amavo quei pantaloni neri, forse anche lei.

Ancora era il 2011 e ricordo ancora che scendemmo giù per chiacchierare o meglio lei voleva parlarmi e mi chiese “cosa stiamo facendo?” e io pensai –io mi sto decisamente innamorando di te non so tu…- ma dissi “stiamo flirtando in maniera soft” e lei si incazzò, uuu ancora me lo ricordo, “io non posso, non devo, non posso, non devo” e li si introdusse il mio “si ma voglio non lo metti mai in conto?” c’era solo un modo per non farlo, non sentirsi più. Lei pianse, in macchina, lo capii cercai di consolarla, dire di non sentirsi più per me era come un coltello che entrava piano piano nello sterno, ma andava detto. Risultato, mi trovai a consolare lei la sera, fu la prima telefonata che le feci a casa, forse l’unica. E’ zona out per me. Dissi “ti sembra normale che devo consolarti per una tua scelta di non sentirmi più?” lei rise, ci unimmo ancora di più.

 

E' una storia molto personale e forse, non sarà una grande storia d’amore a leggerla, non ha grandi momenti degni di nota, ma una cosa è certa se immaginassi di dover raccontare a qualcuno una storia, sceglierei questa, perché almeno l’ho vissuta. Non mi è mai piaciuto vivere passivamente le storie degli altri. Un po’ come le partite di calcio, io non le guardo, mi piace giocarci. Ogni singolo momento per me è importante, se dovessi immaginarla, la immagino che ride o che mi guarda di lato mentre sono alla porta della sua vecchia stanza intento ad inventare qualche modo per passare a trovarla. Per poi tornare da me e leggere sulla chat che mi “odia” perché la faccio ridere e TUTTI SE NE ACCORGONO.

Posted by Adespoto Posted on 11:35 | 9 comments

Adespoto per il sociale

Sono un’amante dell’arte, classica ovviamente, non amo guardare le sedie esposte ne tantomeno tagli e buchi su tele. Ovviamente il successo di un’opera d’arte moderna, astratta etc. è dato semplicemente dal contesto in cui si trova. Cioè se io prendessi l’orinatoio di Duchamps e lo mettessi all’autogrill sarebbe soltanto uno schifosissimo orinatoio, ma messo in una mostra con un’etichetta che spiega, perché c’è bisogno di spiegazioni, il senso artistico dell’oggetto allora vale migliaia di euro. Ora o noi ci facciamo prendere per il culo o bisogna dare motivo ai critici di continuare a lavorare. E no, non vale l’affermazione “ma lui l’ha fatto”, no sbagliato, lui ha potuto farlo, non mi pare che i critici vadano in giro a prelevare i carrelli addobbati dei barboni come forma d’arte dandogli migliaia di euro, chiaro esempio di disgusto che piace tanto all’orinatoio e altrettanto chiaro esempio di ingegneria edile.

Postilla sulla mia visione dell’arte a parte. Non seguo le rubriche artistiche ma sono affascinato, meravigliato, impressionato, da un critico d’arte nato sulla rete, il suo successo non è dato dalla sua abilità critica ma dalla ricerca di personaggi alquanto tetri e disadattati.

Sto parlando del prof. crit. d’art. Andrea Diprè, un uomo che non sa parlare, non sa intervistare, non è fotogenico, muove le mani, infastidisce, è sempre drogato/ubriaco/assonnato, non ascolta “l’artista”, fa domande stupide ed usa termini di paragone altrettanto stupidi.

Io l’ho conosciuto con il fu Osvaldo Paniccia, il creatore dell’opera Trinfo di Mazzancolle.

 

Il suo funerale è stato un momento triste per tutto il web. Questo è solo un sunto dell’intervista.

 

Uno dei migliori  artisti, nonché depravati, intervistati dal nostro Diprè è Giacomo De Michelis

Sono 13 minuti…. ma ne vale veramente la pena.

Ovviamente il nostro eclettico Diprè si presta anche ad interviste che esulano l’arte (come le altre del resto). Uno dei migliori pezzi è quella a Paola Poliseno che pare abbia avuto rapporti sessuali con alieni. Non so chi avrei preferito io onestamente, se E.T. o questa.

 

17 minuti, ne vale la pena.

 

Ovviamente costei è diventata anche un’esperta del settore e vaga insieme a Diprè per raccogliere racconti sul genere, ne trovate anche altri.

Ho linkato, credo, il best of ma nonostante tutto è necessario vederli tutti, è ad alta tossicità e crea dipendenza con il suo sguardo ipnotico.

Aggiungo un ultimo in coda, non perché sia interessante, ma perché è parlato con un inglese che fa veramente, veramente rimanere basiti. Un po’ come si rimane basiti quando una frase non finisce nel modo in cui noi tutti patata.

 

Sasha non è famosa per l’abilità con il pennello… o meglio non con uno solo.

Sono lunghi ma vale il nostro tempo. Meglio di “le frasi più belle d’amore del cuore e di sto cazzo” su FB.

mercoledì 17 aprile 2013

Posted by Adespoto Posted on 15:38 | 7 comments

Lei #2

Nell’ottobre 2011, precisamente il 6, lei mi fece notare quanto la situazione attuale non sarebbe mai cambiata, io non avrei mai potuto portarla in giro per Roma e farle da cicerone sulla fantastoria di Roma, forse tra 50 anni lei disse. E lì nacque il nostro appuntamento, il primo appuntamento assurdo.

Non so fare una previsione, o non voglio saperla fare.

La farò.

 

6 ottobre 2061 – ore 21.30

 

Quello che prima si vedeva, dando le spalle al Milite Ignoto è soltanto un ricordo di decine di anni fa, il traffico delle macchine non è più presente; l’isola pedonale ha fatto in modo che la scalinata sia di un perfetto bianco e, senza la distrazione visiva delle autovetture, osservare piazza del popolo all’orizzonte ha un fascino di un’altra epoca.

Tutti sono a piedi, la moda è cambiata, gli stili anche, gli interessi soprattutto. Ma come è d’uopo in ogni cambiamento c’è sempre qualcosa o qualcuno che ci ricorda che c’è stato, nella fattispecie un anziano signore, occhi bruni, se non schiariti dall’età, arriva a passo spedito verso quel punto. Per lui quel punto non è mai cambiato, da quel giorno di cinquant’anni or sono, ogni volta che passava di li sapeva quello che doveva fare, sapeva perché era così importante. A lui non è mai interessato nulla, del Milite Ignoto, non si preoccupava di quelli noti figurarsi di quelli ignoti, gli piaceva tanto dire. E’ come se non fosse mai passato neanche un giorno,  ci sono ancora le macchine, per questo passa sul marciapiede, piazza del Popolo non si vede, o comunque non ha più la vista aguzza di un tempo. Il tempo è fermo quando superi una certa età. Solo una cosa gli ricordava lo scorrere del tempo, questo appuntamento. All’età di 80 anni, sedersi sulla scalinata è molto impegnativo, ma 50 anni fa l’avrebbe fatto quindi, nonostante il cigolio delle giunture che ricordano uno sportello di un pensile d’annata, si sedette in attesa di vedere se lei se lo fosse ricordato, dopotutto era famosa la sua memoria, perché dubitarne? Forse non serviva più, o forse l’età glielo fece dimenticare.

Guardando i giovani che si davano gli abbracci e i saluti da first date, non riusciva a credere che ne avesse uno a quell’età, e con una tale bellezza, con la sua “vista della piazza del Popolo” che ha sempre voluto. Si preparò il discorso, non aveva fiori, non aveva nulla con se, solo un sorriso. Mentre guardava quello Ignoto, si ricordò che fece i suoi 50 first date tutto da solo, andando ogni 6 Ottobre la davanti a prepararsi. Praticamente è cambiato assieme a quella piazza, oramai è un’isola pedonale anche lui, non c’è alcun traffico nelle sue vicinanze, calma piatta. Quando alzò il braccio per leggere l’ora si rese conto che non aveva l’orologio, li amava, ma spesso non li indossava. Fortunatamente montarono una meridiana, ma era sera oramai, bella sfiga, l’oroscopo del giovedì glielo aveva detto che “avrebbe perso tempo”. Sono 50 anni che segue lo stesso oroscopo che esce quel giorno, sempre a far termini di paragone. Il giovedì è giorno di oroscopo, non ci credeva, come tutti, ma faceva in modo di far avverare le cose positive. Mentre sragionava su oroscopi e meridiane, sente un ehi def al solito sbagli i tempi.  Erano le 22.15. Non era cambiata. O non lo era lui. O nessuno dei due. Lui cercava di spiegarle che era da tanto che aspettava, ma lei si ostinava a dire che era importante il momento dell’incontro anche se si sta ai lati della stessa scalinata. Cazzo non è cambiata per niente, la solita stronza, dopotutto mi sono innamorato per questo modo di fare, perché volerla diversa?!

- Insomma dove sei stato tutto questo tempo? Che hai fatto di bello, deficiente? disse con aria sarcastica

- Ti son stato accanto.

- In che senso?

- Ancora è da vedere.

- C’è altro che devi scoprire?

- Calcolando che è una storia inventata, sì! brutto fantasma del passato/presente/futuro.

Il discorso era inutile, neanche se lo ricordava, non serviva, bastava un sorriso, a volte basta veramente solo un sorriso. Soprattutto se sei innamorato e lei è un gran bel pezzo di gnocca!

Posted by Adespoto Posted on 11:01 | 23 comments

Se twilight non bastasse!

Non voglio parlare di Twilight, al massimo posso far brillare il mio blog a contatto con il sole, il che sarebbe una bella cazzata.

Ma nel caso vi foste chiesti se c’è qualcosa di peggio, no non esiste, ma comunque nella cultura cinefila si annovera una serie di film trash degni di nota. Sottolineo che li ho visti tutti, a tratti e con difficoltà, twilight non ce l’ho fatta.

 

Jesus Christ Vampire Hunter

 

Gesù Cristo l’ammazza vampiri

 

Il film è interessante, parla del nuovo avvento di Cristo, concetto molto evangelico. A causa di questa invasione di vampiri, deve vestire i panni del ragazzo in lambretta, e sconfiggere queste blasfemie della natura. I dialoghi non sono male, non ti delude minimamente l’aspettativa che ti crei, fa schifo il film e i dialoghi altrettanto. VOTRASH 8.5

 

 

Gli schizzacervelli

 

Splatters

 

 

 

Questi, in realtà, sono semplicemente zombi, quello che vado linkando più avanti non è il trailer ma è uno dei momenti con più pathos del film tutto.  I dialoghi tendono ad un volgare estremo, evidentemente forzato, alcuni tratti sono tradotti male, tipo il pezzo “vi inchiappetto a tutti e tre” è in realtà “I kick your ass for the Lord”

Ma comunque va visto, VOTRASH 7,5

 

 

Mega Shark VS Giant Octopus

 

Grande squalo contro gigante polipo

 

Film anche abbastanza costoso, con attori del calibro di Lorenzo Lamas, quello di Renegade. Tratta del risveglio di questi due mostri preistorici, che dopo aver mozzicato un volo di linea e distrutto qualcosa in giro per il mondo, tornano in Alaska per azzuffarsi. Non posso dirvi il finale perché vi rovinerei la sorpresa nel vedere che si uccidono a vicenda, lasciando il dubbio sul Mega Shark (che vivrà un seguito contro un CROCOSAURUS). VOTRASH 7.0

 

 

Sulla stessa scia possiamo trovare appunto:

4 Carogne a Malopasso

 

4 carrions at badstep (si ho tradotto i titoli originali, ho fatto lo stesso con questo)

 

Va citato lo spaghetti western, l’ho visto tutto ed è pessimo, talmente pessimo che è necessario vederlo. La storia è abbastanza banale, non ci sono effetti speciali e c’è più pathos mentre guardi la Parodi scolare la pasta. MA… i dialoghi sono tutto in questo film, ne linko un tratto, un cameo del cinema italiano. VOTRASH 9.8

 

 

Ce ne sono tantissimi di questi film di serie B e la miglior produzione a basso costo la fornisce lo studio Asylum. Grazie!!

martedì 16 aprile 2013

Posted by Adespoto Posted on 11:55 | 7 comments

Lei #1

28/04/2011

Ne ho parlato tanto, ho detto quello che provo, ma non saprei bene come descriverla, forse ripeterò alcuni tratti, ma è importante essere precisi, LEI si incazzerebbe se non fossi preciso.

Capelli di un nero corvino, pelle come porcellana, occhi verdi, labbra rosee. Questa è la prima cosa che ho visto, poi ha sorriso, tutto è stato amplificato all’ennesima potenza. Tutto è iniziato con una mail, stupida parecchio, mi son sentito un fanciullo alle prime armi, chiesi di andare a pranzo. Ricordo che ci misi 5 minuti a premere Invia su outlook.

Presi una sonora buca.

Quando mi son reso conto che quella buca mi scottava parecchio, non perché abbia difficoltà ad accettare i no, ho nasato che volevo assolutamente vederla, e comincia a fare un gioco lo scrocco del caffè era divertente, lei arrivava timidamente io la mettevo in mezzo con i maschi base, dicendo di offrirci un caffè, si divertiva, non rideva perché non era educato, ma i suoi zigomi si arrossavano e si alzavano, era divertita. Poi cominciai a fare più pressione, feci una battuta, scherzavo poco. Scrissi il 23 giugno, il giorno prima,  dopo ho un quesito da porti in privato e lei prese subito ansia (non vuole non sapere le cose, tutto e subito) ed io “scherzando” devo chiederti l’altra mano. Questo era il giorno prima. Non scherzavo, io so sempre quello che dico.

Passarono dei giorni, i più lenti a mia memoria.

L’estate era oramai inoltrata, il nostro posto preferito erano delle scale, a mensa facevo la fila, e facevo fare la fila e rallentare ed accelerare tutti, per fare in modo che io capitassi di fronte a lei. Riuscivo sempre nel mio intento, la gente è stupida.

Dopo pranzo ci mettevamo sempre seduti su una scala, i posti erano fissi, nessuno mi levava il posto, nessuno l’avrebbe levato a lei per cavalleria. Spesso rimanevamo da soli, e cominciavamo a guardarci riflessi in una vetrata, stavamo bene assieme, lei lo sapeva, io più di lei.

Passavano i mesi velocemente, arrivò l’estate romana, il famoso agosto di vuoto. Io partii per le vacanze, Sicilia, lei rimase a lavoro. Personalmente non sono mai partito. La contattavo per farla rosicare, in realtà non potevo già fare a meno di lei.

Potevo avere la mia storia estiva, non l’ho avuta, a metà mi fermai dicendo che non era giusto, non sono buono, ma bugiardo. Ero innamorato ma non lo sapevo, dicevo bugie a me stesso.

Il ritorno dalle vacanze fu il miglior momento dell’estate.

29/08/2011

 

lunedì 15 aprile 2013

Posted by Adespoto Posted on 15:14 | 2 comments

Gente che viene, gente che va

Le persone sono essenzialmente ipocrite, si travestono da ciò che l’evento impone, obbligatoriamente ci si deve divertire a capodanno, necessariamente bisogna farsi gli auguri alle feste comandate, tutti devono essere contenti alle cene, tutti tristi ai funerali. Fino a qui, sarebbe anche passabile, ma si eccede in questo travestimento nel momento in cui c’è un saluto, od un commiato generico.

Immaginate un figuro, triste e ciondolante, vicino più alla scimmia che all’uomo, diciamo che è, sulle banali strisce che rappresentano gli ominidi nell’evoluzione, l’elemento a metà, uno di quelli che ha i nomi difficili in latino, non è habilis, tantomeno Sapiens, è uno qualsiasi anche la. Il suo excursus lavorativo è stato quantomeno insoddisfacente, la sua abilità di apprendimento pari a quella di un comodino, e l’educazione di un toro a Pamplona. Questi due anni, sono stati utili solo per tutti gli altri che hanno avuto un elemento da prendere in giro.

Costui è stato perculato dal primo giorno al venerdì stesso, fino a 2 minuti prima che offrisse delle pastarelle, e una cocacola (in 12). La cosa bella è che verrà preso in giro ancora. Quel saluto e quel brindisi a base di Cocacola è stata soltanto una piccola pausa. Perché farla? Perché così funziona? Perché per quieto vivere bisogna fare la parte. Bisogna fare finta che ci dispiace e che gli auguriamo buona fortuna, appena gira le spalle, ovviamente “ma che va a fa sto Bongo? Quanto lo reggeranno?”

E’ già successo con un altro ragazzo, un completo idiota (non a caso era l’unico con cui aveva stretto un pochino di rapporto) non era in grado di adempiere i compiti più semplici, tipo mangiare, costantemente criticato ma salutato con “oh, in bocca al lupo”. Poi ovviamente è stato licenziato anche dall’altro posto di lavoro, e tutti “Beh era prevedibile, era stupido, insulso, etc. etc.”

Bella cosa…

La mia reazione è non mangiare le pastarelle, ma fargli fare un discorso perché tutti lo prendono in giro per come parla e quindi perché non metterlo in difficoltà un’ultima volta? Sono fatto così, credo fortemente in quello che penso, se decidessi di cambiare il mondo, non lo farei polemizzando mentre cago sulla tazza, se decido che mi stai sul cazzo, ci stai anche quando sei vestito di frassino, se non ti sopporto il 5 aprile, non ti sopporto neanche il 25 dicembre. Scendere a compromessi vuol dire non credere a quello che si pensa, che non sempre è giusto ma di certo è meglio sbagliare che far finta. Tante volte avrò sbagliato, ma nessuno ha dubbi su cosa penso di lui/lei, e questi, in caso di errore, verranno informati e ciò, farà in modo che si creerà quella sorta di onestà che sarà una buona base per il futuro.

venerdì 12 aprile 2013

Posted by Adespoto Posted on 15:08 | 7 comments

Il Simposio

Finalmente Zeus ebbe un'idea e disse: "Credo di aver trovato il modo perché gli uomini possano continuare ad esistere rinunciando però, una volta diventati più deboli, alle loro insolenze. Adesso li taglierò in due uno per uno, e così si indeboliranno e nel contempo, raddoppiando il loro numero, diventeranno più utili a noi.

(Platone – Simposio)

 

Non credevo esistesse veramente il concetto di anima gemella, e forse, non lo credeva neanche lei, abbiamo tutti e due i piedi ben piantati a terra normalmente. Ma poi un giorno sul motorino le dissi:

-Ricordati che sono io che t’ho fatto scoprì che vuol dire anima gemella-

-Perché io no?-

Lei lo sa, lo sa bene, meglio di tutti, poiché è meno impulsiva di me, riflette di più. Io anche ero così, una persona che per mettere un piede in fallo doveva essere spinto, mai di mia sponte ho fatto cazzate, mai niente di non ragionato, non mi cadevano tazze, bicchieri, non ho… non avevo tendenzialmente distrazioni di alcun tipo. Non sono mai stato il tipo che si incavola se cascano bicchieri di mia proprietà oppure se mi macchi di caffè il maglione da xeuro, ma io non lo facevo.

Lei non è mai stato tipo da farsi mettere alle strette, tutto quello che ha fatto l’ha sempre fatto perché voleva e non se n’è mai pentita, è l’esempio per tutti di una persona forte, decisa, su cui fare affidamento, lei è lo stereotipo della donna perfetta, mai delude, mai fa cose al di fuori delle regole.

In sintesi la storia della mela per me è sempre stata una stronzata, io sono una mela autosufficiente, lei è una mela autosufficiente. Le mezze mele fanno solo andare a male la frutta intera.

La cosa più assurda non è quanto tu sia unito sentimentalmente, ma quanto tu senta il di lei pensiero, che ci sia o no, è quando mentre parli con lei cerchi di vedere come si muove la pupilla, e ci riesci! Ci provi con altre persone? Non ci riesci, o meglio, non ti interessa.

Sei a casa, non ti senti tanto bene, senti che ti arrivano degli sms, al 3° senti il bisogno di controllare, perché sai che è lei sai che si sta preoccupando. No, non perché non hai risposto, è capitato anche recentemente che non rispondessi. Ma quella volta tu avevi bisogno di lei, e lei forse di te. Provi a dirle una stronzata, ma sai che non servirà, insiste, perché parliamoci chiaro, non sai mentirle, alla fine glielo dici e ti concede di sentire la tua voce, e tutto diventa secondario.

 Lei non è ciò che vuoi è ciò che ti fa essere. E’ a chi hai messo in mano la felicità. Oramai l’hai trovata, non vuoi perderla

La sua sfortuna è stata incontrarmi, la sua fortuna è stata l’averlo fatto. Lei disse una volta perché non ti ho incontrato prima. Io non ho le chiavi del tempo, ma farò tutto quello che è nelle mie forze per rendere vano il tentativo di Crono, e dare in culo a Zeus, figuriamoci se mi preoccupo di altre persone.

Lei ha detto che mi ama, poche volte, hanno occupato tutta la mia mente, tutte le informazioni e conoscenze sono oscurate da queste due parole, piccole ed insignificanti a livello di analisi del testo.

Io gliel’ho detto tante volte, non l’ho mai detto neanche a me stesso.

Io non muoio se lei non c’è, vivo solo quando c’è. Non sono una mezza mela, non mi serve lei per vivere, voglio lei per riscattare me stesso. Lei ugualmente.  Mi rendo conto che non c’è niente che ci aiuta, quel poco che è stato fatto vale mille volte tutto il resto, perché forse è stata la prima volta, che ognuno dei due è andato contro tutto e contro tutti e forse anche contro il proprio IO.

Odio il venerdì. Forse anche lei, ma non si può dire.

 

 

P.S. Premetto che la canzone non è quella che volevo mettere, non posso metterla perché ho promesso che avrebbe avuto valore per lei, è una canzone di desiderio, lei desidera una cosa che esula me totalmente e definitivamente, ma è un suo desiderio, l’ho accettato e presterò fede alla promessa di non ascoltare/condividere la canzone. Questo non toglie che farò di tutto, fin quando posso, per essere io la fonte del desiderio celato nella canzone.

mercoledì 10 aprile 2013

Posted by Adespoto Posted on 12:55 | 1 comment

Yahoo Answer

La risposta stupida a tutte le tue domande inutili.

 

Quando non ho molto da fare o comunque posso stare sul web, una delle cose più divertenti è vedere le risposte e molto spesso anche le domande, che circolano su yahoo answer.

Faccio una premessa, tempo fa scoprimmo un sito che raccoglieva tutte le assurde richieste o curiosità da un sito chiamato Girl Power, dalla sezione Help. Praticamente molte ragazze e ragazzi giovani (il più delle volte) facevano domande sul sesso, questo sconosciuto, c’è chi si chiedeva se poteva rimanere gravida dopo aver fatto il bagno con il suo ragazzo (nel caso fosse venuto), praticamente degli squali più che spermatozoi.

Poi Yahoo Answer ha preso sempre più piede, e qualsiasi ricerca tu faccia, il primo risultato è sempre questo sito, o comunque tra i primi.

Non mi dispiace come servizio, è “socialmente” utile, solo che il più delle volte rende nota la percentuale di stupidità e disattenzione delle persone.

Porto un esempio, c’è chi chiede (non so perché) quale sia la parola con 6 vocali consecutive:

1) A che ti serve? Può essere mera curiosità – Cuoiaio tipo, poi molti pensano che aggiungendo il suffisso io si abbia colui che lavora – radice della parola –, e cominciano a dire ghiaiaio? la ghiaia non si lavora…

2) Perché sulla domanda, che ti elegge a “Curioso del verbo”, non scrivi conseCutive ma conseGutive. (Vai in ordine con l’italiano no? la C e la G non sono neanche vicine non è errore d’ortografia)

3) Perché sulle risposte la maggior parte è AIUOLE? Cosa c’è di non chiaro in 6 e consecutive?

 

Le domande nella sezione Single e Appuntamenti sono da ammirare, ne linko qualcuna, si fanno delle scoperte sensazionali.

 

Passare da brutti e derisi a belli e ammirati. Normale odiare tutti per la superficialità dopo il cambiamento?

Chiaramente… la storia del brutto anatroccolo ci credono tutti.

 

Ciao ragazze a me mi piaciono i piedi veli vorrei baciare?

A te ti piaciono? veli? Te lo do io il piede, DE COLLO SUR POMO D’ADAMO!

 

Cosa significa se una ragazza fa la timida solo con te mentre con gli altri ragazzi no?

Che forse non è timida con te, ma ti evita?!

 

E' normale che una ragazza dimostra di amarti solo quando non la consideri?
  • Inviata da J86 -

Certo, Ferradini c’è diventato ricco.

 

A molti uomini piace adorare i piedi ad una ragazza.. e noi donne in proposito?

Piace Adorare? Ti presenterei cristian qua sopra

 

Che tipo di odori si sentono quando si fa sesso con una ragazza?

Tipo un Amarone della Valpolicella, gusto rotondo che ricorda il pruno durante la fioritura ma dopo una brezza mattutina, fervida di ricordi dell’autunno passato, sotto un cielo terso e al tempo stesso nuvoloso, ma piovoso e soleggiato, che ti fa venire in mente la rugiada che si asciuga su una foglia di alloro.

 

Un uomo che pratica sesso orale a una donna di solito prova attrazione fisica verso di lei?

No, solitamente lo fa per nascondersi nella boscaglia.

 

Ho sognato di fare sesso con una donna che però aveva il pene. Cosa significa?

Ho sognato di fare sesso con la mia professoressa (che credo di temere perchè mi ha recentemente bocciato ad...

Che come professoressa t’hanculato come direbbe qualcuno qua. Caro brutto anatroccolo.

 

quali sono i canoni che portano un ragazzo a definirti una milf?

m.i.l.f.

 

Potrei cadere sul trash, ci sto prendendo la mano….

martedì 9 aprile 2013

Posted by Adespoto Posted on 10:38 | 8 comments

Oroscofobia

Ovviamente ho letto la parola oroscopo troppo spesso ultimamente, perciò perché non polemizzare anche su questo.

Oroscopo: Etimologia personale – Oro Scopo (scopo monetario – fatto per soldi).

Oroscopo: Etimologia vera – Oroscopion – Presagio sulla vita avvenire di un neonato, dedotto dalla situazione rispettiva degli astri al momento della sua nascita secondo gli astrologi.

Ok potrebbe bastare… ma non avrebbe senso fermarsi qua.

 

L’interpretazione personale

 

Immaginate un’azienda, che scrive, utilizzando 2 sub-aziende tipo Azienda A e Azienda B, che scrive 2 volantini, dicendo “sei una persona sola” su uno e “sei in coppia” su un altro, li invia alla stessa persona, cosa accade? La persona darà per veritiero uno dei biglietti, poi ad ogni persona verrà mandata un’altra coppia di biglietti con scritto “sei in cerca d’amore” e “stai bene così” per chi ha scelto l’azienda A e “sei in crisi” e “rose e fiori” per chi ha scelto la B, ora nascono C e D ed E e F, fin qui ci siamo. Facciamo l’esempio di chi alla fine sceglie l’azienda D cioè Sei una persona sola stai bene così cosa verrà mandato a questo tizio da quel momento? Frasi generiche sul suo stato d’animo che ha “dichiarato” inconsciamente di avere del tipo “Giornata fiacca sul fronte emotivo, ma nonostante tutto l’umore per te Capriverginariete sarà sereno e se non sarà sereno si rasserenerà, dedica tempo a te stesso come pensi di fare (non si capisce se lo fa o deve farlo) e avrai delle novità. Ed ecco l’oroscopo. E’ molto contorto ma alla fine funziona così la sua veridicità, insomma se vogliamo chiamarla in questa maniera “scegliamo quello che vogliamo leggere”.  Ed è tutto basato sulla nostra personale interpretazione della realtà. Porto un esempio di un film poco gettonato, molto carino comunque Interstate 60.

 

P.S. Non è totalmente inventata la storia delle aziende Sorriso

 

 

Cosa ci fa capire? Che in base alla nostra percezione sul passato ci creiamo la veridicità, allora mettiamo il caso di una frase banale da oroscopo: Il lavoro non porta a grandi soddisfazioni (periodo di crisi, tutti i giornali ne parlano blablabla) ma il tuo essere sempre pronto a dimostrare (chi ammetterebbe il contrario a se stesso?) farà in modo che gli sforzi fatti (percepisci un evento passato come di impatto, tipo hai fatto le fotocopie) porterà a notevoli risultati. Cosa succede, magari ti sei dimenticato che prima di fare le fotocopie hai fatto il lavativo, ma il giorno successivo ripenserai, a seconda di come si sviluppa la giornata, con un buongiorno sorridente da parte del capo alla seconda parte della frase, con un completo sbuffo al tuo arrivo, alla prima parte. In realtà sarai tu che renderai vero l’oroscopo. Si chiama libero arbitrio.

 

Il libero arbitrio… bello eh…

 

Il libero arbitrio ci permette di rendere vero un oroscopo, ci permette di creare la parola segnale, ci fa capire quanto in realtà i nostri sogni/voglie influiscano notevolmente sulla nostra percezione. Farò un esempio (non molto inventato): Ciao, io sono innamorato, follemente, incredibilmente, ed associo ogni cosa a lei, la canzone che ascolto non è mai stata diversa, ha sempre detto quelle parole, cosa è successo nella mia mente? il libero arbitrio fa in modo che quando ascolterò quella canzone assocerò le parole a lei. Potreste dire “ma la canzone è proprio quella!!! Ecco il segno!!!”. Certo, forse una volta, forse 2 ma poi gli eventi cominciano ad essere tanti, un nome, una parola, una busta, un negozio, un pasto, un suono, 100 canzoni, 100 autori, etc. Sarò io che gestirò i miei segni, nel modo in cui voglio gestirli. Se dovessimo renderci conto di questo perderebbe parecchia poesia tutta la vita stessa.

Io personalmente preferisco continuare a credere nei segni, non perché cambiano la mia visione, ma perché vedendoli, allora, sono certo che sto seguendo la direzione giusta perché ho scelto di seguirla, e perché forse a vedere gli stessi segni non sono l’unico.

 

 

 

Una cosa su cui però l’oroscopo non potrà mai dare un previsione dettagliata è un evento ben definito, tipo “ti perdi il portafogli”. Questo è un fatto e quando accade è preciso e soprattutto inevitabile.

Bisogna solo credere all’inevitabilità. Perché ogni evento che accade è inevitabile, diversamente non accadrebbe.

lunedì 8 aprile 2013

Posted by Adespoto Posted on 10:05 | 8 comments

Nerdy glasses & Geek people

Eccoli qua, dei semplici Ray-Ban Wayfarer. Cosa rappresentano? Beh tendenzialmente sono ciò che distingue la persona geek/smart dal solito “conformista”, in realtà sei conforme al 98% della popolazione che indossa lo stesso tipo di montatura.

La classica goccia degli occhiali Ray-Ban, i famosi Aviator, è andata fuori moda, visto che non esce un nuovo top-gun e nessuno vuole più fare il pilota, ora tutti vogliono essere degli esperti di tecnologia. Quindi occhiali in faccia, smartphone alla mano ed ecco, sei lo stereotipo del giocatore di farmville. Onestamente, che ora vada di moda essere nerd, mi fa alquanto sorridere, e vedere delle ragazzette con questi occhiali (130 €), un galaxy s3 in mano (500 €), la maglietta con qualcosa sopra tipo “keep calm” o “think smart” (50 € perché non sa comprare su internet e compra da Nuvolari) o frasi simili fa ridere, anche perché poi vengono da me e chiedono cose del tipo “come si spostano i programmi sulla memoria esterna?” e la mia ovvia risposta è “Che sensazione da avere un telefono più intelligente di te? Ricordati, tra te e lui solo lui è smart!”. Non ho uno smartphone, l’ho avuto nel 2004 quando avere un p910 era qualcosa di tecnologicamente avanzato. Motivo della spesa che batte per prezzo qualsiasi telefono sia uscito fin’ora?  Giocare a Monkey Island.

Ora l’occhiale che prima aveva il nastro isolante sul nasello centrale, simbolo della rottura da parte del bullo di turno, da un senso di intellettualoide, semintelligente, semisveglio, poi magari non sa neanche avviare la lavastoviglie, se non sotto dettato telefonico.

Le superga erano le scarpe degli sfigati, ricordo un negozio di articoli sportivi che a chiusura le metteva  a 900 lire al paio, ora costano 50 euro? Le converse alte erano quello che ci si poteva permettere al posto delle Nike Air Jordan, non mi meraviglierebbe che tornasse di moda la tuta dell’Australian.

Il geek è colui che fa le foto e le pubblica con il suo smartphone, ed in barba alla ricerca della perfezione dei dettagli con le macchinette fotografiche (anni di evoluzione di megapixel) le pubblica con instagram, ovviamente è un tributo alla polaroid, la differenza è che se non viene “bene” (ovviamente la posa o la faccia ad ano) si può rifare. La domanda è perché comprare un telefono con una fotocamera da 8 megapixel e ridurre le foto a 1Mp? Non è molto geek, o comunque è poco smart.

L’(in)evoluzione porterà ad avere un app che invecchierà talmente tanto il soggetto da arrivare a questo:

 

 

     che diventerà

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rupestrigram.

Potrebbe essere un’idea molto geek, molto smart. Ovviamente è fica come cosa solo se indossi un Wayfarer. Altrimenti è un’idiozia.

sabato 6 aprile 2013

Posted by Adespoto Posted on 12:24 | 3 comments

Onestamente


Onestamente sono un bugiardo di prima categoria, riesco a mentire a tutti, costantemente, continuamente e nella maniera più eclatante possibile. A volte inganno anche me stesso, riesco ad essere impassibile e finto  perfino davanti allo specchio. Onestamente vorrei urlare, vorrei lamentarmi, vorrei anche piangere (non è molto virile ma tant'è), e da solo non ci riesco. Onestamente è come se, ingannare tutti fosse diventata una droga, non dico bugie, non mi piace dire bugie del tipo "ho la tv meglio della tua, sono questo, sono quell'altro" no, queste sono stupidaggini, sento il bisogno di modellare tutto in funzione delle mie necessità, ingannando le persone con cui lavoro, vivo, e impersono. Onestamente dire la verità sul dire bugie, è un paradosso, ma quando ti rendi conto che fai la tua vita come niente fosse e basta uno sguardo fisso a far crollare tutte le barriere che ti sei creato con cura e meticolosità, capisci che puoi ingannare quasi tutti. Non riesci ad ingannare te stesso quando ti guarda, di conseguenza non inganni chi ti guarda.
Capisci che vorresti lamentarti, lagnarti, piangere, incazzarti, davanti a quello sguardo. Ma non è il caso, non è il momento, e forse non lo sarà mai. Glielo hai detto che non riesci a trattenerti davanti a quello e lei l'ha capito. 
Nove persone vengono continuamente indottrinate da me sul come comportarsi, muoversi, quando andare a pranzo, quando entrare, quando uscire da lavoro, quando uscire prima o rimanere, e non se ne rendono conto; se lo sapessero credo si risentirebbero un po' nei miei confronti, anche perché questa storia va avanti da anni. Non li biasimerei.
Ma nonostante questo, se chiudo gli occhi, mi sento quello sguardo addosso, e come droga anch'esso, mi fa venire voglia di essere sincero, di non fare sempre quello che sorride a tutto e a tutti. Ho quasi timore di chiudere gli occhi perché so che è giusto. 
Io non sono ottimista, non lo sono mai stato, a volte viene confusa la mia capacità di adattamento con ottimismo, no, semplicemente non me ne frega nulla, non mi interessa che piove, non mi interessa che mi bagno col motorino, non mi interessa che fa caldo, freddo etc. Tranne quando, devo vivere quel momento attraverso altri occhi, allora capisco che mi frega, mi frega perché se mi dicessero "domani cambi lavoro" farei di tutto per non farlo, se "domani piove" mi preoccupo per asciugare la sella. 
Sento che ora riuscirei a dare importanza alle cose, se chiudessi gli occhi, ma se le dessi importanza crollerei, e non è il momento.